Si è celebrato nei giorni scorsi quello che viene definito ufficialmente il D-Day, vale a dire lo sbarco in Normandia. Tra i presenti, inspiegabilmente, e direi anche ridicolmente, vi era il guitto Zelensky, attore nato con la N maiuscola, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood. Il Guitto Zelensky, peraltro, è stato accolto addirittura con una ovazione, manco si trattasse di un eroe e non di una marionetta agitata da Washington in funzione antirussa.
Nell’ennesima riscrittura orwelliana della storia, il Guitto Zelensky è stato celebrato come il paladino della libertà e dei diritti. Lui che in Ucraina ha chiuso alcuni partiti d’opposizione, lui che ha imposto il canale televisivo unico, lui che ha perseguitato la chiesa ortodossa e, dulcis in fundo, lui che è supportato dall’orrendo battaglione Azov composto da neonazisti che pure alcuni giornali nazionali hanno provato a celebrare come pia conventicola di lettori della ragion pratica di Kant. La situazione continua a essere tragica senza però riuscire a essere seria.
Era naturalmente presente al D-Day anche l’arcobalenico e vegliardo presidente della civiltà del dollaro, Joe Biden, il quale ha fatto un discorso francamente disgustoso. Di fatto ha celebrato la potenza messianica americana e il suo imperialismo mascherato da difesa dei diritti e da esportazione della democrazia su scala planetaria, savassandir con missili democratici e bombe umanitarie. Il senso del risibile discorso di Biden mi pare che a conti fatti possa sintetizzarsi liberamente nel modo che segue e che vi propongo.
Cari europei, vi abbiamo liberati dal nazismo, ergo abbiamo il diritto di occupare in eterno il vostro territorio. Di più, cari europei, dovete rimanere asserviti a Washington per sempre. Come al solito, nella narrazione dominante, la sacrosanta liberazione dal nazismo viene sempre presentata come opera esclusiva degli americani, in un silenzio integrale sul contributo sovietico, che come è noto fu quello più importante anche in termini di vite umane sacrificate per le operazioni.
Del resto, secondo la narrazione dominante, i russi rappresentano per definizione il male integrale e dunque debbono essere presentati come i nemici sotto ogni profilo. Come sempre sarebbe opportuno domandarsi se possa realmente definirsi liberazione quella in grazia della quale i liberatori occupano poi il territorio liberato, trasformando Eo Ipso in nuova occupazione quella che viene semplicemente e cerimonialmente presentata come liberazione. Questa narrazione fumettistica e caricaturale continua imperterrita da più di 70 anni e giustifica la subalternità dell’Europa alla civiltà dell’hamburger e, nell’attuale contesto, l’obbligo per gli europei di piegarsi sempre e comunque alla volontà imperialistica di Washington.
Potremmo dire, in sintesi, che l’obiettivo di giornate della memoria, come quella legata al D-Day, non è quello di celebrare la liberazione o di ricordare le vittime degli orrori del Novecento. Al contrario, l’obiettivo è quello di rinsaldare l’ordine dominante, usando anche il passato come puntello ideologico per santificare i rapporti di forza e nel caso specifico per glorificare l’imperialismo della civiltà del dollaro.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro