E così a Bruxelles, hanno avuto luogo le cene di governo dei 27 Paesi membri dell’Unione Europea, con gente che discute di programmi e del futuro dell’Unione Europea e sui nomi dei politici che dovranno gestirla.
E intanto l’Europa dipende pesantemente dalla Cina per le materie prime: 100% per le terre rare e pesanti, 97% per il magnesio, 79% per il litio e 40% per la grafite. Tutte materie prime fondamentali, cruciali e indispensabili per l’industria europea. Il Green Deal sta portando a un qualche cosa di problematico per tutto il tessuto europeo.
C’è chi pensa che sarebbero meglio i carburanti biologici invece delle auto elettriche e c’è chi sostiene che stiamo perdendo una leadership industriale a livello planetario. C’è chi pensa che dovremmo attuare un progetto europeo per l’Africa, data l’importanza delle sue risorse: parliamo del 50% di terre coltivabili, del 60 % di acqua potabile.
Cina e Russia sono già attive nel continente africano e noi europei, siamo rimasti fermi alle logiche coloniali purtroppo del secolo scorso. Insomma, l’Unione Europea pone delle regole uniformi ai vari paesi ma ha un modello economico orientato all’export, a discapito della domanda interna, applica selettivamente delle regole, favorisce gli amici e penalizza i nemici.
Questa avversione per la spesa pubblica europea ha trasformato l’Unione Europea in un vero e proprio buco nero dell’economia mondiale, finanziato per 32 anni senza risultati significativi.
Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi