Come prevedibile Marine Le Pen ha trionfato su tutta la linea alle elezioni in Francia.
Tutto era principiato qualche settimana fa con le elezioni europee, ove la Le Pen aveva letteralmente sbaragliato il prodotto in vitro dei Rothschild, Macron. La sconfitta di Macron, a nostro giudizio, si spiega anche e non secondariamente in ragione della questione bellica. Infatti Macron ha più volte sostenuto, in maniera insistente, l’esigenza di inviare truppe in Ucraina a combattere per l’imperialismo di Washington contro la Russia di Putin e in difesa del guitto Zelensky, attore Nato prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood.
Cosa che evidentemente al popolo francese, del tutto comprensibilmente, non è affatto piaciuta.
E adesso la Le Pen ripete il successo alle elezioni nazionali.
Come più volte ho sostenuto, ho il forte sospetto che la Le Pen sia soltanto una Meloni in salsa gallica, e dunque non sia affatto in grado di invertire la rotta rispetto al neoliberismo cosmopolite imperialista ovunque dominante in Europa.
L’ho detto e lo ripeto: la sinistra neoliberale e la destra neoliberale, non solo in Italia, ça va sans dire, sono perfettamente complementari. Rappresentano semplicemente le due ali dell’aquila turbocapitalistica che altavola nei cieli della politica per poi calarsi rapacemente sui popoli, sui lavoratori e sui ceti medi.
Staremo a vedere.
In ogni caso, non passi inosservato comunque che la Le Pen ha già in più occasioni, e da diversi anni, espresso il proprio posizionamento a favore di Israele e non del popolo palestinese. Questo già dovrebbe bastare a chiarire almeno in parte come la Le Pen difficilmente rappresenterà il cambiamento o magari anche l’inversione di rotta.
Vero è che la Le Pen ha sostenuto l’esigenza di dialogare con Putin e di trovare un’intesa, aspetto positivo indubbiamente da non trascurare rispetto alle posizioni ultra belliciste del neoliberista Macron. Non passi altresì inosservato che alle elezioni, in Francia, le sinistre si sono in blocco alleate con Macron per contrastare quello che hanno ignobilmente definito “il ritorno del fascismo“.
In nome della lotta contro l’inesistente, per fortuna, fascismo, la New Left supporta pienamente il neoliberismo dominante.
E questo è il teorema che abbiamo ampiamente illustrato nel nostro studio “Sinistrash“.
L’antifascismo in assenza di fascismo serve come alibi all’arcobalenica New Left per supportare la società capitalistica, identificata pietosamente con la democrazia da difendere.
In tal maniera la sinistra diventa un fenomeno trash, sinistrash appunto, e si conferma guardia fucsia della violenza dei mercati e del nuovo totalitarismo glamour del capitalismo finanziario di libero consumo e di libero costume.
Per combattere un nemico che non è più, la New Left supporta pienamente la violenza capitalistica che ovunque prospera, una situazione che è tragica senza riuscire in alcun modo a essere seria.
Sotto questo riguardo possiamo ben dire che l’antifascismo in assenza di fascismo, la patetica fiction dominante da anni, serve soltanto oggi come alibi per giustificare da sinistra la società del turbocapitalismo, proprio come l’anticomunismo in assenza di comunismo a destra serve ugualmente a giustificare la società neoliberale e imperialistica.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro