Le attività quotidiane di ognuno di noi hanno un forte impatto sull’ecosistema e influiscono sull’inquinamento ambientale. Le emissioni dei Combustibili Fossili possono derivare dalle centrali elettriche, dalle fabbriche e dai trasporti, come i camion, le automobili e i super yacht. Ma l’inquinamento dato dai gas serra può dipendere anche dalle tensioni geopolitiche globali. La guerra è una delle principali cause di contaminazione del nostro ecosistema. Basti pensare che le spese militari della Nato producono ben 233 milioni di tonnellate di gas serra l’anno. Un dato che è comparabile alla quantità di Co2 emessa da Paesi quali il Qatar o la Colombia. Ecco perché la guerra è uno spreco sia in termini di vite umane, che di risorse, spese e sostenibilità ambientale.
Nel 2023 la spesa militare della Nato, in termini di armi è aumentata del 6,8% rispetto all’anno precedente. Il livello record di spesa raggiunto è stato di 2.443 miliardi di dollari. Nel 2021 gli eserciti NATO sono stati responsabili di una quantità di Co2 emessa pari a 196 milioni di tonnellate. Il dato è aumentato irreversibilmente nel 2023 con un’emissione di 226 milioni di anidride carbonica. Le attività militari stanno contribuendo significativamente alle emissioni globali di C02. Le stime suggeriscono che le spese delle forze armate mondiali producono circa il 5,5% delle emissioni globali di gas serra.
Il conflitto russo-ucraino
Le ferite lasciate dalla guerra sul suolo ucraino non si rimargineranno in fretta e resteranno scolpite per decenni. L’impatto delle esplosioni e delle bombe, ha contaminato l’ambiente, rendendo tossico il suolo. I campi minati e le aree bombardate impediscono le attività agricole, portando alla degradazione del suolo e alla perdita della biodiversità. Questo significa che la guerra ha reso i terreni inagibili, rendendo impossibile coltivare e allevare il bestiame. Non solo bombe, ma anche mine antiuomo: nel 2022, l’Ex Ministro della Difesa ucraino Denys Monastyrs’kyj, aveva dichiarato che per disinnescare tutti gli ordigni inesplosi, ci sarebbero voluti anni. Il conflitto russo-ucraino sta avendo un impatto ambientale allarmante: i conflitti armati influenzano l’ecosistema attraverso la distruzione fisica, l’inquinamento, e l’interruzione delle infrastrutture critiche.
Sono moltissimi i fattori che determinano l’inquinamento. Le esplosioni di armi pesanti contaminano il suolo e l’aria con metalli pesanti, residui di esplosivi e altre sostanze chimiche tossiche. Altresì, la distruzione di stabilimenti industriali rilascia sostanze chimiche pericolose nell’aria, nel suolo e nelle acque. I veicoli militari e le attrezzature pesanti utilizzano grandi quantità di carburanti e lubrificanti, che possono disperdersi nell’ambiente per via di perdite e danneggiamenti. Le emissioni di Co2 non vengono prodotte solo durante le operazioni belliche, ma anche dopo. Un momento critico sarà rappresentato dalla ricostruzione post-bellica, che richiederà enormi quantità di materiali ed energia, contribuendo ulteriormente alle emissioni di Co2.
I dati alla mano
Non abbiamo ancora dei dati precisi e completi sull’impatto ambientale della guerra in Ucraina, ma potremmo provare a fare una stima approssimativa. Calcolare con precisione le emissioni di Co2 causate dal conflitto a partire da febbraio 2022 è complesso, poiché dipende da vari fattori e dati che non sono facilmente accessibili. Tuttavia, è possibile fare alcune considerazioni basate sugli studi relativi ai conflitti armati simili.
Secondo il Brown University’s Costs of War Project, le operazioni militari degli Stati Uniti in Afghanistan, Iraq, Siria e Pakistan hanno prodotto 400 milioni di tonnellate di Co2 dal 2001 al 2019. Una cifra che equivale a circa 20-25 milioni di tonnellate all’anno, per operazioni di vasta scala. Le operazioni militari in Ucraina, se adottiamo la medesima stima, potrebbero rilasciare un’analoga quantità di Co2.
La distruzione delle infrastrutture industriali ed energetiche, hanno sicuramente contribuito ad emettere una significativa quantità di gas serra. La stima plausibile che potremmo ottenere è quella di decine di milioni di tonnellate di anidride carbonica.
Se combiniamo i dati delle operazioni militari con la distruzione delle infrastrutture e le sommiamo tra di loro, otteniamo un valore complessivo di 30-40 milioni di tonnellate di Co2 all’anno.
Considerando che il conflitto persiste da ormai due anni e mezzo, raddoppiando la quantità annuale, il dato complessivo di inquinamento prodotto è di circa 75-100 milioni tonnellate di gas serra. Anche se si tratta di una stima molto approssimativa, il numero che abbiamo ottenuto è piuttosto allarmante. Quindi qual é la vera soluzione? La prima cosa da fare sarebbe porre fine alla guerra, lottando con determinazione per la pace. Perché essa non solo distrugge vite umane, ma devasta anche l’ambiente, lasciando cicatrici indelebili che perdurano per decenni. Solo attraverso la pace possiamo costruire un futuro migliore per tutti.