A Strasburgo si prepara l’elezione del Presidente della Commissione europea.
Quasi tutti sono sicuri che, alla fine, sarà di nuovo Ursula von der Leyen a ricoprire quell’incarico.
Raccogliendo i voti tramite i vari accordi e incontri con i partiti europei, la tedesca potrebbe davvero riuscire a farsi votare dagli europarlamentari scelti da chi è andato alle urne. Tuttavia, proprio il giorno prima dell’ipotetica rielezione sorge una notizia.
Il tribunale europeo decreta che von der Leyen “non ha concesso al pubblico un accesso sufficientemente ampio ai contratti di acquisto di vaccini”. Questo in riferimento al noto “Pfizergate” e alla contrattazione tramite SMS con il CEO di Pfizer Albert Bourla, ma anche con le altre case di Big Pharma.
La sentenza
Così la corte europea accoglie parzialmente la denuncia di europarlamentari e cittadini europei sui contratti dei vaccini anti-Covid.
“Questa infrazione – scrivono i giudici nella sentenza – riguarda in particolare le clausole di detti contratti relative all’indennizzo nonché le dichiarazioni di assenza di conflitto di interessi dei membri della squadra negoziale per l’acquisto dei vaccini“.
Precedentemente la Commissione aveva infatti consentito solo l’accesso parziale a determinati contratti, giustificando la censura di alcune sezioni con la necessità di proteggere interessi commerciali o per questioni di privacy.
Il tribunale accoglie parzialmente la causa dei deputati che avevano spiegazioni in merito, annullando la decisione della Commissione di censurare parti dei contratti. La Commissione, che ora potrà decidere di fare ricorso entro due mesi e dieci giorni dalla decisione, fa sapere in una nota che “si riserva le sue opzioni legali“.
Il commento a Un Giorno Speciale di Fabio Duranti e l’On. Sergio Berlato.