Così leggiamo sulla Repubblica rotocalco turbo-mondialista voce del padronato cosmopolitico nonché gran cassa del nuovo ordine mondiale liberale atlantista: “Paolo Gentiloni: L’Occidente mai stato così fragile necessario un bis di Ursula“. Come quasi sempre accade, l’articolo del rotocalco turbo-mondialista risulta a tutti gli effetti surreale, già a partire dal titolo.
Lo sviluppo dell’articolo risulta conseguentemente una sequela di banalità vuote e senza fondamento, dense di stereotipi e rigurgitanti del dogmatismo del pensiero unico neoliberale. Del resto, come dicevano i filosofi medievali, ex falso sequitur quodlibet. Secondo l’immarcescibile Gentiloni, Ursula Von der Leyen, amichevolmente detta Ursula, deve rimanere in sella, da che è la sola soluzione per un Occidente sempre più fragile.
Quel che probabilmente sfugge al Vate Gentiloni, è che se l’Occidente è sempre più debole, come in effetti è, ciò dipende anche dalla presenza della signora Von der Leyen e delle scriteriate politiche neoliberali che ella senza tregua ha fatto valere in tutti questi anni, rendendo sempre più povera e fragile l’Europa. Desta un certo stupore leggere le banali e superficiali esternazioni di Gentiloni, che lasciano intendere che la signora Von der Leyen possa rappresentare un’ancora di salvezza per l’Occidente.
Quasi come se ella fosse esterna rispetto all’ordine di quell’Occidente, che diventa ogni giorno più debole e quasi come se invece non fosse parte integrante della debolezza in causa. La riflessione, se vogliamo nobilitarla con questo lemma, di Gentiloni, sembra riconducibile allo schema classico del pensiero degli euroinomani di Bruxelles e al loro sempreverde teorema del «Ci vuole più Europa».
Un vero e proprio cortocircuito, tale per cui l’Unione Europea causa i drammi del nostro presente, e come soluzione gli euroinomani e gli austerici di Bruxelles propongono, per sanare gli effetti, un potenziamento delle cause, asserendo appunto che ci vuole più Europa. Un po’ come dire che, se la cura non funziona, non bisogna cambiare terapia e strategia, ma bisogna potenziare le dosi della cura stessa. Una vera e propria follia, se ci pensate.
Apice dell’irrazionalità e del dogmatismo, della ragione neoliberale, innalzata a pensiero unico, cioè a unico pensiero consentito. Quel che ovviamente Gentiloni e gli altri araldi del pensiero unico europeisticamente corretto si guardano bene dal mettere in evidenza, anche per sbaglio, è che la debolezza dell’Occidente, e a maggior ragione dell’Europa, dipende esattamente dalle politiche in cui essi pienamente si identificano. Vale a dire le politiche del mercato sovrano e dell’imperialismo atlantista di completamento.
Con tutta evidenza gli armigeri dell’ordine liberale atlantista non riescono a prendere coscienza del fatto che dette politiche hanno prodotto un fallimento su tutta la linea e che si sta sempre più rapidamente costruendo un ordine multipolare rispetto al quale l’Occidente, meglio l’Uccidente, non può più in alcun modo pretendere di essere l’unica potenza, trattando il pianeta come finora fatto come una propria dependance.
Di tutto questo ovviamente non si trova traccia nel discorso banale di Gentiloni, che si limita goffamente a evocare la generica debolezza dell’Occidente e a proporre altrettanto goffamente un potenziamento delle cause che hanno prodotto tali esiziali effetti. Gentiloni si guarda bene dal dire che l’Europa dovrebbe abbandonare le scellerate politiche neoliberali alla Ursula e staccarsi una volta per tutte dalla subalternità alla civiltà dell’hamburger, aprendosi alla Russia e all’Asia e cercando di guadagnare finalmente una propria indipendenza sotto ogni profilo. Di tutto questo ça va sans dire, non vi è traccia nel sermone di Gentiloni.
Radioattività – Lampi del Pensiero Quotidiano con Diego Fusaro