Dietro parole buone e apparentemente incontestabili come “lotta alla disinformazione” passa il potere di chi decide oggi. Nessuno può eccepire a chi propone alle basi delle sue leggi un concetto come la “lotta alla disinformazione”. Poi però approfondisci. E trovi.
Trovi concetti come quelli che attualmente vigono sulle piattaforme che ogni giorno frequentiamo sul web: dai una tua opinione sulle modifiche al Regolamento Sanitario Internazionale e il video viene penalizzato quando non cancellato. Il motivo? Non conforme agli standard della community. In altre parole, vietato esercitare il diritto di critica. Un diritto che i più oggi non distinguono dalla diffamazione, ma che è invece ciò che sta alla base delle democrazie.
E’ questa la legge che gli attuali vertici dell’Unione Europea vogliono addirittura potenziare. In altre parole, “fermare la disinformazione” vuol dire fermare il giornalismo indipendente.
A ‘Un Giorno Speciale’ l’avvocato Renate Holzeisen ha spiegato in cosa si traduce una forma mentis del genere nelle nostre vite.
“Non può funzionare quel concetto di disinformazione che propongono. Vuoi combattere la disinformazione? O si vieta l’anonimato e si va alla ricerca di fatti penalmente illeciti sulla base di una prova piena, di un dibattito, di un’istruttoria per capire se qualcosa era intenzionalmente una disinformazione per trarne vantaggio e ingannare qualcuno – perché di quello che semmai bisognerebbe parlare – ma tutto il resto è già di per sé in una democrazia impossibile. Non possono creare il ministero della verità, perché che cosa si intende per informazione e disinformazione sarà sempre politicamente definito in base al momento storico.
Storicamente, quella che in un primo momento sembrava disinformazione, perché era una voce in minoranza che poi, alla prova dei fatti, si è dimostrata essere invece nella verità.
Bisogna subito smetterla a livello europeo di inserire nelle decisioni e nelle delibere il riferimento all’OMS collegato al concetto della lotta alla disinformazione e alla infodemia.
Perché ormai è chiaro che l’OMS non può mai essere quel soggetto che determina la verità nell’ambito della sanità, è espressione di un mega conflitto di interessi“.
“Sperare nella magistratura?”
“I segnali devono arrivare dalla popolazione e dalla politica.
Non speriamo nella magistratura, abbiamo troppo pochi magistrati che hanno la spina dorsale di andare contro corrente. Ripeto, il problema di impostare l’OMS come punto di riferimento, anche tramite il rinforzamento del regolamento sanitario internazionale, è quello che appunto ci taglia le gambe. Attenzione perché abbiamo visto che nelle sentenze della Corte Costituzionale prendono tutto quello che dice l’OMS come un dogma e rischiamo che questa situazione venga in futuro ancor più accentuata se non si fa retromarcia e si cancella questo riferimento pericolosissimo
Lo stesso vale un po’ per tutti i paesi europei, dove la magistratura fa semplicemente riferimento a ciò che dice l’OMS“.