Le polemiche non si placano. Il match tra Angela Carini e Imane Khelif ha infiammato il dibattito a tal punto da trascendere l’aspetto sportivo, diventando una questione politica. Di pugilato se n’è visto poco, considerato il ritiro della Carini dopo 46 secondi. All’atleta algerina viene contestato un livello di testosterone troppo alto per combattere nella categoria femminile, stesso livello di testosterone che le era costato la non idoneità a partecipare ai mondiali di boxe. Secondo i test del Comitato Olimpico Internazionale, invece, Khelif soddisferebbe i requisiti richiesti per partecipare ai giochi Olimpici. La questione tiene ancora banco, le atlete in gara denunciano una disparità eccessiva nei match contro l’algerina. “Mi sono fermata per preservare la mia incolumità, ho accusato colpi troppo forti” ha dichiarato Angela Carini al termine del match.
Secondo Paolo Crepet, psicologo e scrittore, le disparità fanno parte dello sport agonistico e, al netto del via libera del CIO alla partecipazione di Khelif, le polemiche rimangono sterili: “Se andassimo a guardare i livelli ormonali di ognuno di noi, scopriremmo che ne produciamo tutti in maniera diversa, per svariati fattori. Cosa c’è di uguale nelle persone? Pensate al colesterolo, è diverso per tutti. Scopriamo l’acqua calda. Che certi ormoni come il testosterone diano più forza è vero, ma, se questo rappresenta un problema, non capisco perché il CIO, al posto di fare tante cene, tante riunioni, non si prenda un po’ di tempo per stabilire un tetto massimo ai livelli di testosterone nelle categorie femminili“.
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