L’ex calciatore ed allenatore Francesco Rocca soprannominato “Kawasaki” compie oggi 70 anni: la sua carriera è stata piena di soddisfazioni ma anche di delusioni. E’ stato ex terzino della Roma con 173 presenze e 2 gol, 18 partite e una rete in Nazionale. Di sfide Rocca ne ha dovute affrontare tante, ha vissuto 20 anni al servizio della Roma fino al 19 Ottobre 1976. Quel giorno Kawasaki stava palleggiando con l’arbitro Riccardo Lattanzi quando improvvisamente il ginocchio cedette e da lì iniziò il suo calvario. Nonostante tutto Rocca non mollò e non rinunciò a giocare, l’ultima partita la fece contro il Lussemburgo e fu indimenticabile.
Non tornò più alla sua Roma dopo l’infortunio alla gamba: una situazione problematica che lo costrinse ad abbandonare la squadra. Nonostante tutto, il nome Kawasaki, la Roma non lo dimenticherà mai e oggi Rocca festeggia un compleanno da vero campione.
“In un’epoca di gente che fa vomitare i calciatori in campo, Francesco è l’esempio della sofferenza e della fatica” commenta Tony Damascelli “purtroppo reduce dagli infortuni che lo hanno ferito nel corpo ma anche nell’anima. Francesco dovrebbe essere un punto di riferimento immancabile, invece è stato ridotto ai margini di un mondo che corre troppo in fretta e non ha memoria. Francesco compie i 70 anni ad insaputa del resto del mondo calcistico che si occupa di “ben altro”.
E’ stato un calciatore di grandissime promesse e premesse, e la sua lezione dovrebbe servire mentre è stata dimenticata, trascurata ed evitata. Gli auguro di compiere 80 anni sempre con una memoria forte”.
“Aveva una forza fisica dirompente e la esprimeva ogni volta che giocava. Sarebbe diventato un grandissimo giocatore” commenta Furio Focolari “ma poi venne quel maledetto infortunio. Ricordo la sofferenza di Francesco e credo che pochi hanno sofferto come lui. Ricordo quando lo costrinsero a giocare negli Stati Uniti su un campetto, in erba sintetica, aveva un ginocchio che gli faceva malissimo, ma nonostante questo giocò per mezz’ora e alla fine piangeva quasi. Però da quella sofferenza e da quell’infortunio, da quella carriera troncata, è nato un altro Rocca, il Rocca Uomo“.
Un professionista irraggiungibile
“Il Rocca Uomo è un Rocca che pochi conoscono, ma è un Rocca che ha studiato tanto e si è applicato tanto” continua Focolari “Ha trasformato quel maledetto incidente in un’occasione per acculturarsi e per studiare quello che gli era successo. Avrebbe meritato maggiore fortuna, ma ha una bella famiglia, due figli deliziosi e quindi credo che comunque la sua vita sia riuscito a raddrizzarla. Non è detto che devi giocare a pallone per essere felice”.
“Era un allenatore scomodo, Francesco” spiega Damascelli “Perché aveva la testa e la lingua. In un mondo di ipocriti, di gente che si accomoda, ex calciatori ed ex allenatori, lui era inopportuno, era fastidioso”.
“Quando fece il vice di Zoff in Nazionale, ci furono delle società che telefonarono in Federazione, dicendo che Rocca stava rovinando i propri calciatori perché gli faceva allenare troppo. Ma lui è sempre andato dritto per la sua strada e perciò io gli voglio bene veramente”.
Rocca è stato un grande allenatore e giocatore, ma purtroppo leggermente ostacolato dall’ipocrisia di un mondo a cui dava fastidio per la sua serietà e per la sua professionalità.
Ma nonostante ciò che è successo, la sua lezione non potrà mai essere essere dimenticata.
Buon compleanno campione.