È già andata in onda un’intervista che rimarrà con tutta probabilità nei libri di storia: l’intervista di Elon Musk, patron di X, al 45° presidente USA e candidato alle prossime elezioni, Donald Trump. I due hanno parlato di Kamala Harris, immigrazione, guerra…e di libertà di parola sui social. Questo perché proprio qualche ora prima dell’atteso evento, che ha raccolto milioni e milioni di visualizzazioni, a Musk è arrivata una lettera da un volto non nuovo. Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno e i servizi, da tempo “insegue” il fondatore di SpaceX con ultimatum e avvertimenti su quanto accade su X, ex Twitter che Musk comprò nel 2022. Il politico francese è una delle voci più attive del Digital Services Act, che si è scagliato contro la piattaforma nell’ambito del conflitto tra Israele e Palestina. Breton accusò infatti Musk, in sostanza, che sul suo social girassero troppe fake news e disinformazione, nonché incitamenti all’odio di vario genere.
Nel susseguirsi del tempo, arrivano “scazzottate social” tra i due, con Musk sempre tagliente: “Vi preghiamo di elencare le violazioni su X, cui si allude, in modo che il pubblico possa vederle“, scrisse sotto uno dei tweet del Commissario. Arrivò poi anche la procedura di infrazione, ancora in atto. Breton ci ha tenuto ora ad avvisare Musk per l’ennesima volta.
La lettera di Breton
“Gentile signor Musk,
Le scrivo nel contesto dei recenti eventi nel Regno Unito e in relazione alla prevista trasmissione sulla Sua piattaforma X di una conversazione in diretta tra un candidato alla presidenza degli Stati Uniti e Lei, che sarà accessibile anche agli utenti dell’UE.
Mi risulta che stiate attualmente effettuando uno stress test della piattaforma. In questo contesto, sono costretto a ricordarvi gli obblighi di due diligence previsti dal Digital Services Act (DSA), come illustrato nella mia precedente lettera. In qualità di singola entità che controlla in ultima istanza una piattaforma con oltre 300 milioni di utenti in tutto il mondo, di cui un terzo nell’UE, che è stata designata come piattaforma online di grandi dimensioni, avete l’obbligo legale di garantire la conformità di X con la legislazione dell’UE e in particolare con il DSA nell’UE. […] Poiché i contenuti in questione sono accessibili agli utenti dell’UE e vengono amplificati anche nella nostra giurisdizione, non possiamo escludere potenziali ricadute nell’UE. Pertanto, stiamo monitorando i potenziali rischi nell’UE associati alla diffusione di contenuti che possono incitare alla violenza, all’odio e al razzismo in concomitanza con importanti eventi politici o sociali in tutto il mondo, compresi dibattiti e interviste nel contesto delle elezioni. Vorrei chiarire che qualsiasi effetto negativo dei contenuti illegali su X nell’UE, che potrebbe essere attribuito all’inefficacia del modo in cui X applica le disposizioni pertinenti della DSA, può essere rilevante nel contesto del procedimento in corso e della valutazione complessiva della conformità di X al diritto dell’UE. Ciò è in linea con quanto già fatto nel recente passato, ad esempio in relazione alle ripercussioni e all’amplificazione di contenuti terroristici o che incitano alla violenza, all’odio e al razzismo nell’UE, come nel contesto delle recenti rivolte nel Regno Unito.
Vi invito pertanto a garantire tempestivamente l’efficacia dei vostri sistemi e a riferire al mio team le misure adottate. I miei servizi e io saremo estremamente attenti a qualsiasi prova che indichi violazioni della DSA e non esiteremo a fare pieno uso del nostro strumentario, anche adottando misure provvisorie, se ciò fosse giustificato per proteggere i cittadini dell’UE da gravi danni“.
La risposta di Musk
Elon Musk risponde con un meme: “Fai un grande passo indietro e vai a f…“.
Lasciamo immaginare al lettore come si sia conclusa la replica.