Ennesimo scivolone dei Fact-Checker: l’ammissione dell’Aifa sui vaccini non è una fake news


Un noto sito di debunking ha recentemente trattato la notizia dell’ammissione dell’Aifa sui vaccini anti-Covid, che non prevengono il contagio dal virus.
Della notizia hanno parlato in molti, tra cui La Nuova Bussola Quotidiana e La Verità, ma per il debunker in questione queste persone vorrebbero “confondere le acque”, visto che non ci sarebbe nessuna ammissione e tutto sarebbe stato chiaro dall’inizio.
Qui però veniamo alla prima correzione che dobbiamo fare al sito di debunking: come tesi fondante della sua correzione agli altri giornalisti, il redattore cita una risposta del Ministero della Salute datata 23 dicembre 2020 alle presunte fake news sul vaccino, nella quale si legge:

Il vaccino serve ad attivare i meccanismi di difesa del proprio organismo contro il virus, così in caso di contagio le nostre difese immunitarie sono già pronte a reagire per rendere inefficace il virus“.

Intanto prestiamo attenzione alla terminologia. E’ chiaramente citato il termine “virus”, e non il termine “malattia”, e si tratta già così di tutt’altra storia per le leggi su obblighi e green pass che poi sono state stilate. Fermare il virus è infatti ben diverso dal contrastare i sintomi da addurre alla malattia, come già ampiamente spiegato in questi canali diverse volte.
Ma andiamo avanti, perché sulla base di questa circolare del Ministero, l’autore dice che:

…già il 23 dicembre 2020 era ben noto che il vaccino non preveniva l’infezione, e non immunizzava – ovvero, per concludere, sia i produttori che le autorità sanitarie dei vari Stati sapevano (e non nascondevano) che il vaccino non avrebbe bloccato la malattia, bensì che avrebbe “semplicemente” aiutato le nostre difese immunitarie a contrastarla“.

A parte, di nuovo, la confusione tra i termini “virus” e “malattia”, che ribadiamo essere due cose distinte e diverse, ma qui dobbiamo bacchettare il noto sito di debunking, secondo cui il 23 dicembre 2020 “era ben noto” – citiamo – che il vaccino non preveniva l’infezione. Lo facciamo ovviamente documenti alla mano.
Se andiamo infatti a riprendere una circolare agli albori della campagna di vaccinazione a firma del ministro Speranza, (qui c’è l’aggiornamento del 2 gennaio 2021) si evince chiaramente come questo sia falso, e che il fatto che il vaccino non bloccasse la trasmissione non fosse affatto noto. Scrive Speranza che:

“… Qualora uno o più vaccini si mostrino in grado di prevenire l’infezione, si focalizzerà l’attenzione anche sulla riduzione della trasmissione”.

Speranza dà qui a intendere esplicitamente di avere il dubbio circa la trasmissione dell’infezione. Piccolo inciso: parliamo di una circolare prodotta nientemeno che il 24 dicembre 2020. Un giorno dopo la risposta dell’Aifa che, secondo il debunker, confuta tutti coloro i quali sostengono che nulla fosse chiaro o chiarito dalle autorità sanitarie.

Per finire, l’autore dell’articolo accusa: “Chi in questi giorni sta sostenendo che AIFA si sarebbe “arresa”, che abbia “ammesso l’errore”, per dimostrare la sua ragione, dovrebbe pubblicare la prova che AIFA tra dicembre 2020 e il 2023 abbia sostenuto che i vaccini immunizzassero, peccato che questa prova non esista”. E attenzione all’inciso: “Chi, sbagliando, ha sostenuto che i vaccini prevenissero la malattia non è AIFA, ma politicanti e giornalisti, gente di cui dovreste ormai aver imparato a non fidarvi senza prima una qualche verifica“.

Si tratta chiaramente di un’accusa pretestuosa e fuori contesto. Questo perché l’Ema – e non AIFA – aveva semmai chiarito che la vaccinazione contrastava la malattia, e non la trasmissione del virus. Note dell’Aifa su questo non sono presenti, ma anche il silenzio in quel periodo dell’Agenzia italiana del farmaco parla chiarissimo e non può essere fatto passare. Spieghiamo perché, sempre armati di documenti.

Fino al 2020 era generalmente diffusa un’altra concezione del vaccino in generale: non è sempre stato noto – come alcuni esponenti medici ora sostengono – che ogni vaccino contrasta la malattia ma non impedisce il contagio. A provarlo ci sono articoli delle massime fonti informative sul web, che oggi online non si trovano se non filtrando le ricerche per data, ma che vi forniamo qui: due della fondazione Veronesi, uno di Medical Facts, di Roberto Burioni (datato 2018).

Perché dunque tutti titolano che “L’Aifa ammette”? Perché alla luce di un nuovo patogeno, non dare nuove informazioni (fino al 4 agosto 2021, ben dopo il decreto sui sanitari) evitando di ammettere – appunto – che ci sia confusione o che si debbano attendere nuovi dati, è una falla enorme. L’Aifa l’ha fatto in ritardo di quattro anni, uno dopo la fine ufficiale della pandemia da coronavirus.

L’accusa a La Verità

Il debunker si scaglia poi sull’articolo di Alessandro Rico scrivendo:

…che le iniezioni fermassero il virus era il presupposto sul quale sono stati fondati obbligo vaccinale e green pass

E come detto ormai fino alla nausea questa è una balla, e un giornalista per fare bene il suo lavoro dovrebbe ammettere quando sbaglia. Invece qui si insiste a ripetere bugie pericolose con piena consapevolezza che dove imperversa la post-verità, come nelle bolle antivacciniste, dei fatti non importa assolutamente nulla a nessuno. Ma i fatti se ne infischiano di quale reazione provochino nel pubblico che li legge, e rimangono fatti, per quanto possa essere lungo l’elenco di giornalisti che racconta sciocchezze“.

I fatti qui citati però parlano chiaro. Come la prima legge che introduceva l’obbligo vaccinale per i sanitari nel 2021:


“Prevenzione delle infezioni da Sars-Cov-2”, appunto. Termini molto precisi di cui abbiamo spiegato il significato precedentemente. Che le infezioni fermassero il virus era effettivamente il presupposto per le leggi sull’obbligo vaccinale e il green pass, e non era affatto una balla.

A proposito della funzione del “fact-checker” ricordiamo che, come scritto dalla Treccani, un fact checking è “Nel lavoro giornalistico, la verifica puntigliosa dei fatti e delle fonti, tesa anche a valutare la fondatezza di notizie o affermazioni riguardanti istituzioni e persone di rilievo pubblico, con particolare riferimento a quanto viene diffuso mediante la Rete”. Non la semplice accusa – senza aver visto tutti i documenti necessari – di divulgare “balle”.