L’ormai terminologia mainstream di “boomer” inteso come aggettivo negativo, è storia moderna dei social e delle nuove generazioni. Eppure di quella generazione che ha vissuto il boom economico nonché un’epoca così fiorente dal punto di vista musicale, non è tutto da buttare. Anzi, pare che molte delle opere artistiche e musicali di quegli anni siano le sole a essere senza tempo: tutt’oggi non è raro vedere ventenni piombare negli anni ’70-’80 con due semplici cuffie bluetooth, preferendo l’epoca dei Genesis e dei Radiohead a quella dei Maneskin e di Taylor Swift. E anche se gli artisti citati non sono paragonabili dal punto di vista del genere, è paragonabile il fatto che chi va per la maggiore, oggi sono loro.
E se per qualcuno la musica e la cultura sono quelle discipline senza le quali tutto resta tale e quale, per qualcun altro, come Red Ronnie, è vero l’esatto opposto.
“Con Radio Radio non ci siamo mai incontrati ma abbiamo tante cose in comune, come l’inizio delle radio libere. Oltre il fatto di raccontare la verità dal 2020 in poi”.
Nella sua attività di giornalista e divulgatore musical, Red Ronnie racconta così uno dei periodi più bui:
“Per me è stato comunque molto duro: ho perso sponsor, mi hanno cancellato trasmissioni e per un anno e mezzo non ho potuto fare il Premiato Circo Volante del Barone Rosso, mi hanno bloccato il canale YouTube, mi hanno bloccato Facebook e ho perso tanti amici. Quella è la cosa più grave.
E’ stato un momento di grande cambiamento perché mi sono ritrovato circondato da sconosciuti, che poi sono diventati i nuovi amici.
Chi ha vissuto la libertà, come abbiamo fatto noi, quando è arrivata quella dittatura non potevamo sopportarla. Tant’è vero che i più grandi ribelli sono state persone non giovanissime“.
Qui l’intervento a ‘Un Giorno Speciale’ | 23 agosto 2024
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