Nell’era della digitalizzazione la vera sfida è adattarsi ai nuovi metodi e mezzi che si stanno impadronendo del mondo della comunicazione.
“Esserci per non scomparire”, sembra essere questo il motto di questa frazione del nuovo millennio. Con l’insediarsi di una vita completamente digitalizzata si fanno strada nuove competenze, nuove skills e, soprattutto, nuovi lavori appartenenti alla dimensione del web. Di questa categoria fa parte proprio il mestiere dell’influencer: personaggio di successo, popolare nei social network e in generale molto seguìto dai media, che è in grado di influire sui comportamenti e sulle scelte di un determinato pubblico, secondo la Treccani.
Agli influencer si affiancano le aziende. I brand cercano personaggi del web che possano indirizzare gli acquisti del proprio target e il giro d’affari che ne consegue è da capogiro. L’importante è essere continuamente presenti nella vita delle persone, attraverso lo schermo, è la prima regola. Proprio a questo proposito si è espresso il prof. Paolo Crepet ai microfoni di ‘Un Giorno Speciale’, sottolineando come non sia tutto oro quello che luccica nel mondo del web: “Cominciamo a smantellare la realtà, a dire le cose come stanno. Quello dell’influencer è un lavoro da schiavi, da succubi. Uno che fa questo tipo di mestiere non può permettersi di andare via e staccare da tutto per dieci giorni. Devi essere continuamente presente, devi fare 20 reel al giorno altrimenti scompari. Che vita è? Possiamo definirlo a tutti gli effetti un nuovo lavoro usurante“.
Ascolta l’intervento integrale del prof. Crepet qui | Un Giorno Speciale 6 Settembre
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