Tommaso Cerno al veleno sul presidencial debate, o dibattito presidenziale. Nottetempo Kamala Harris ha sfidato Donald Trump per la prima volta davanti alle telecamere con milioni di americani all’ascolto. Al di là di chi avrebbe vinto lo scontro dialettico c’è però da appurare una povertà di contenuti che dall’altra parte dell’oceano ci stupisce, ma che non ci dovrebbe stupire.
Qui il commento del direttore de Il Tempo a ‘Lavori in Corso’.
“Noi guardiamo molto all’europea alle elezioni americane, attribuiamo agli americani delle caratteristiche che non hanno.
Gli attribuiamo la capacità di garantire chissà quali 007, quali forze segrete, quali visioni del mondo, ma sono tutte cose che vivono nella nostra fantasia. La politica americana è sempre stata così, i dibattiti presidenziali sono sempre stati rivolti a piccoli spicchi di elettori con parole d’ordine e ragionamenti che non centravano nulla con il futuro della nazione o con la visione globale che noi ci aspettiamo. Sono i tentativi dei Presidenti di inseguire sondaggi e studi meticolosi che i loro staff eseguono ora dopo ora per capire dove quattro quartieri, un condominio e un piccolo Stato possano rovesciare il voto ormai già deciso delle grandi coste e delle aree dove democratici e repubblicani non si smuovono di un millimetro da decenni.
E’ una politica completamente diversa dalla nostra, è fatta per raccogliere fondi, per parlare a pezzi precisi della nazione; ha una dimensione elettorale molto più superficiale di quanto crediamo e anche di quanto avviene invece nell’Europa, che non a caso è la democrazia per eccellenza, la culla dei governi contemporanei da millenni. Noi ci consideriamo sempre gli ultimi ma poi alla fine siamo molto più complessi di quanto pensiamo, anche rispetto agli Stati Uniti.
L’unico dibattito è questa presunta fake news degli auricolari di Kamala Harris, di questi orecchini che sono stati fotografati in tutte le salse.
Dicono che Trump sarebbe scivolato sull’aborto, quando invece Trump ha pronunciato delle parole specifiche rivolte specificatamente a un certo nucleo che aveva benissimo inteso. Abbiamo il voto dato da un dibattito tra un Presidente che poi ha perso, ma universalmente conosciuto e una Vicepresidente poco conosciuta in America, quindi anche in questo il dibattito non è paritario. E soprattutto abbiamo un Mr e Mrs Trump, nel senso che entrambi i candidati, il repubblicano per modo di dire e la democratica, anche lei non ortodossa, puntano allo stesso pezzo di elettorato, perché devono convincere una piccola parte dell’americano bianco medio a votare democratico e non più repubblicano. E Trump deve convincere dei democratici che da anni votano repubblicano dopo la grande crisi del sistema produttivo americano, soprattutto del sistema dell’auto, dove c’è stato uno spostamento di blocco elettorale significativo, a tornare a votare per lui dopo che nelle scorse elezioni Biden riuscì a prendergli i tre Stati che lui contava invece di portare a casa.
Quindi noi guardiamo un universo che in realtà si concentra in qualche chilometro quadrato“.