Sfatiamo definitivamente il sistema che rende ricche solo le banche: vi spiego la ricetta volutamente ignorata

In una recente intervista che mi ha fatto l’editore di Radio Radio, l’ingegner Fabio Duranti, una delle discussioni che c’è stata in quella puntata in diretta è stata una domanda di Fabio che mi chiedeva: ma alla fine com’è possibile che noi siamo in un mondo in cui ci guadagnano le banche e non ci guadagnano le imprese e le famiglie, e addirittura non ci guadagnano gli Stati?
Ecco c’è una notizia ulteriore che conferma questa domanda retorica.

“Quali sarebbero le motivazioni dietro al tentennamento della Banca Centrale Europea sull’incremento dei tassi di interesse?”, si chiede qualcuno. Ed è davvero utile continuare con il mantra europeista degli ultimi vent’anni che tanto ha fatto la fortuna della Germania basato su due cose fondamentali: l’export e il contenimento dei salari, cioè pagare poco i lavoratori?

Se il modello poteva funzionare nella Germania post anni 2000, che ricordiamo, ha beneficiato, a mio parere, ingiustamente, di un cambio favorevole con l’adozione dell’euro, oggi quel ragionamento non è più attuale. Sono necessari infatti degli investimenti per recuperare la competitività, per favorire i finanziamenti delle imprese, per garantire un incremento salariale doveroso, per dare il nuovo potere d’acquisto ai lavoratori che lo hanno perso in questi 20 anni. Tutto questo potrebbe generare inflazione?
Certamente, ma sarebbe il male minore, come succedeva negli anni ’70, primi anni ’80, quando cresceva l’inflazione, ma crescevano i salari, cresceva il potere d’acquisto della gente, c’era un’occupazione molto superiore, i tassi di risparmio erano il 25%: eravamo ricchi.

Insomma, quello che vi voglio segnalare è che l’Europa si regge sulla competitività del prezzo e sulla compressione dei salari. Ma non sono forse i salari a generare il potere d’acquisto e quindi la domanda? Cioè noi abbiamo una crisi che è una crisi da domanda effettiva. Ed è la stessa domanda che noi possiamo rivolgere al fatto che le imprese fanno investimenti solo se c’è qualcuno in grado di comprare i loro beni e servizi, che a loro volta, gli investimenti, generano la domanda di lavoro e quindi l’occupazione e favoriscono la vera competitività dei paesi. Non è troppo tardi per capire queste cose. Il problema non è che non vengono capite, è che non si vogliono fare. Questa è la verità.

Malvezzi Quotidiani, comprendere l’economia umanistica con Valerio Malvezzi