Harris o Trump? La domanda del secolo, anche se non siamo neanche a metà.
Questo perché i risultati delle elezioni statunitensi portano con sé cambiamenti che potrebbero sconvolgere equilibri geopolitici cruciali.
Nonostante l’ardua responsabilità, la risposta non è poi così scontata, lasciando tutto nelle mani del 5 novembre 2024.
I sondaggi sulle elezioni USA non hanno infatti avuto molto successo nelle scorse presidenziali. Prima con Hillary Clinton nel 2016: strafavorita contro Donald Trump, poi sconfitta. Anche con Biden i sondaggi non furono azzeccati, nonostante la vittoria. Basti pensare che il candidato dem era favorito per “7,2 punti percentuali“, dice in diretta Gianluca Borrelli presidente e fondatore di Termometro Politico. E invece “ha vinto di 4,5: quindi l’errore a favore della sinistra si è amplificato“. Situazione che potrebbe forse ripetersi con Kamala Harris, con una differenza di dati però ancor più preoccupante per l’area democratica.
“La Clinton perse – spiega Borrelli – pur avendo vinto il voto complessivo di 2,1%. Quattro anni dopo Biden vinse addirittura di 4,5. Anche lui questa volta ottenne 306 voti elettorali e però li ottenne di pochissimo: vinse per 44 mila voti complessivi in tre stati chiave decisivi che avrebbero ribaltato i risultati in maniera clamorosa. Quindi andando a vedere, pur avendo vinto di tantissimo il voto nazionale Biden per poco non ce la faceva. Questo che cosa vuol dire? Che se voi leggete che la Harris è in vantaggio di 1,7 punti – come indica approssimativamente RealClearPolitics.com – vuol dire che sta sotto, che va peggio della Clinton. In questo momento, se ci fossero le elezioni e finisse veramente così, la Harris andrebbe peggio della Clinton“.
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