Il piano strutturale di bilancio presentato dal governo prevede una correzione dei conti pubblici pari a circa lo 0,5% del PIL, ossia circa 12 miliardi all’anno, nel 2025 e nel 2026, per poi stabilizzarsi appunto allo 0,5%. Questa stretta mira a ridurre il deficit al 2,8% del PIL entro il 2026, raggiungendo il fatidico tetto del 3%, permettendo così all’Italia di uscire dalla procedura di infrazione dell’Unione Europea. Tuttavia, il debito pubblico continuerà a crescere fino al 2027, alimentato dal peso del Superbonus, che peserà per circa 40 miliardi all’anno fino a quel momento.
Secondo il Sole 24 Ore, dal 2027 il debito tornerà a scendere, mentre la spesa netta aumenterà dell’1,3% nel 2025 e dell’1,6% nel 2026, prima di un ulteriore allentamento. Il taglio del cuneo fiscale, esteso fino al 2029, contribuirà ad aumentare la crescita del PIL di 0,2 punti percentuali nel 2025 e nel 2026, fino a raggiungere un totale dello 0,5% nel 2027. In sostanza, il governo punta a una riduzione del deficit primario e a una moderata crescita della spesa pubblica, ma non sono previsti piani per estendere ulteriormente la flat tax o per ridurre le imposte sui redditi medi.
Resta cruciale l’attuazione degli investimenti previsti dal PNRR, che influenzeranno significativamente la crescita futura, secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore. E così, ci risiamo: tornano i tagli alla spesa pubblica, con un impatto di circa 12 miliardi all’anno, insieme al ritorno degli avanzi primari.
Come spiego in questa rubrica ormai da anni, abbiamo realizzato avanzi primari, con più tasse che spesa pubblica, per circa 25-30 anni. Siamo stati un Paese virtuoso, ma abbiamo distrutto lo stato sociale, le imprese e le famiglie. Nel frattempo, mentre si taglia e si cerca di risanare i conti, ovviamente la crescita del PIL rallenta e, come prevedibile, il rapporto debito/PIL torna a salire. È un ciclo che sembra ripetersi: una strategia pubblica completamente folle e sbagliata, a discapito della crescita dell’economia reale. Stiamo davvero costruendo un futuro o stiamo semplicemente nascondendo la polvere sotto il tappeto, rimandando i problemi di qualche anno? Ovviamente penso che la risposta sia la seconda. Questo è il motivo per cui mi occupo di strategia per le piccole e medie imprese, offrendo consulenza strategica: perché, purtroppo, uno Stato come quello italiano non ha una strategia da un quarto di secolo.
Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi