Ilaria Salis che canta Bella Ciao contro Orban è il ritratto perfetto del declino della sinistra

La sinistrash dell’arcobaleno non si smentisce mai e non smette mai di strapparci una bonaria risata zaratustriana. Come ho più volte sottolineato, la sinistra rossa e comunista era nobilmente dalla parte del lavoro e della lotta contro l’imperialismo, laddove l’odierna risibile sinistrash dell’arcobaleno figura come una stampella fucsia dei padroni no-border e del turbo-capitalismo globalizzato.

Così deve essere interpretata, a nostro giudizio, la recente ed esilarante uscita dell’euro-deputata Ilaria Salis. la quale si è messa a cantare Bella Ciao contro Orban al Parlamento Europeo. Vi sarebbe davvero da ridere se solo non vi fosse da piangere.

Perfino Fausto Bertinotti, uomo della vecchia sinistra ora ridefinitosi come liberale, non ha perso occasione per esprimere il proprio dissenso rispetto a tale sortita grottesca della Salis. Il trash della sinistra, in una parola della Sinistrash, ha raggiunto davvero livelli insuperabili, vette irraggiungibili, picchi epici di comicità. La new left arcobalenica risulta anche decisamente poco originale, va detto, dacché fissata letteralmente con il canto bella ciao.

Canto che forse andrebbe oggi rimodulato come Bela Ciao in relazione al gregge belante omologato e arcobalenico della globalizzazione e della sinistrash di accompagnamento, ormai perfettamente complementare alla destra neoliberale. Come altra volta ho sostenuto, la destra stessa si trova in difficoltà oggi poiché a farle concorrenza sul suo stesso piano è la sinistra, talvolta ancora più ardita nelle politiche estremistiche di ordine liberale e imperialistico. Variando un’altra canzone, particolarmente in auge presso gli araldi della sinistra fucsia neoliberale, bisognerebbe oggi più che mai intonare «Oh partigiano, portali via».

Le sinistre padronali sono in effetti del tutto allineate oggi all’ordine della globalizzazione neoliberale. la quale globalizzazione neoliberale, lo sappiamo bene, vuole l’abbattimento dei confini per propiziare la libera circolazione delle merci e delle persone mercificate. Ed è questa, non per caso, una delle tante battaglie più strenuamente sostenute dalla Salis, il cui motto No Border è lo stesso dei padroni finanziari.

Bisognerebbe forse intitolare oggi i centri sociali occupati con la K, vere e proprie fucine del pensiero unico politicamente corretto, non certo a Lenin o a Gramsci ma direttamente a Rockefeller e a Soros. Basti ricordare tra i tanti il caso analogo rispetto a quello della Salis di Carola Rachete, la capitana arcobalenica che adesso si è espressa a favore delle armi per l’Ucraina e dunque per l’imperialismo di Washington. Una sinistra effettivamente sempre più allineata alla globalizzazione neoliberale e sempre più sideralmente distante dagli interessi delle classi nazionali popolari, dei lavoratori e più genericamente del popolo.

Ho chiamato più volte demofobia l’atteggiamento tipico del neoliberismo delle classi dominanti e anche della sinistrash dell’arcobaleno, che procede in direzione ostinata e contraria rispetto agli interessi delle classi dominate e popolari. Anzi, larga parte delle energie della Sinistrash vengono profuse per spiegare alle masse sofferenti la splendente razionalità di ciò che quotidianamente le fa soffrire. Le bellezze della globalizzazione, la bontà del libero mercato cosmopolitico, l’imperdibile occasione di incontro multiculturale offerta dall’immigrazione di massa, la bontà sempre incomiabile dell’Unione Europea e così via.

Il tratto trash della sinistrash sta anche in questo, che essa pensa di essere la soluzione, quando in realtà è parte integrante del problema.

RadioAttività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro