Ancora una dichiarazione sopra le righe da parte di Donald Trump, e di mezzo c’è ancora il dittatore che ha messo a ferro e fuoco l’Europa del Novecento. Le frasi “shock” vengono riprese durante un comizio da Tim Walz, candidato vicepresidente per Kamala Harris.
“Queste cose mi fanno sentire male“, ha detto Walz. “Sono saltati tutti i freni. Trump sta precipitando nella follia“.
L’indignazione generale riempie le pagine di tutto il mondo. Ma le fonti che hanno reso pubbliche queste parole non sono state minimamente messe sotto lente critica dai giornalisti.
Quali sono le dichiarazioni incriminate? “Avrei bisogno dei generali che aveva Hitler. Erano totalmente fedeli a lui“.
Queste le presunte parole che il tycoon avrebbe detto quando era ancora alla presidenza. Affermazioni che sono state virgolettate dagli organi d’informazione come se queste fossero state effettivamente dette da Trump in un evento, una conferenza o in qualsiasi altra occasione pubblica, e che si aggiungono ad altre uscite “shock” di simile fattura di cui abbiamo già parlato. Avevamo infatti dimostrato come in quel caso i titoli acchiappa click si siano basati su un sottile – e non troppo corretto – meccanismo giornalistico che può indurre il lettore nell’errore. Bisogna dunque, anche questa volta, fare ricorso al fact checking.
La presunta “sparata” di Donald Trump non è mai uscita in maniera esplicita dalla sua bocca. Proviene invece dalla stessa fonte che anche nel caso precedente, e in occasioni ancora meno recenti, aveva detto di aver sentito il presidente dire certe cose.
Stiamo parlando di John Kelly, ex capo di gabinetto della Casa Bianca proprio nell’era Trump, che avrebbe rivelato in una serie di interviste di aver assistito personalmente alle uscite già menzionate. Ovviamente in un contesto privato, di ufficio. Il The Atlantic ha ritirato fuori la testimonianza negli ultimi giorni. Lo staff di Trump smentisce in toto: “E’ assolutamente falso. Il presidente Trump non ha mai detto questo“.
La parola di Kelly contro quella di Trump. Perciò, che il candidato repubblicano abbia fatto o meno tali dichiarazioni resta un fatto non confermato.
Quello che sconforta, nuovamente, è che per riportare la notizia gli stessi organi d’informazione usano, correttamente, il condizionale, che è d’obbligo in certi casi, virgolettando però nel titolo le frasi incriminate, e inducendo inevitabilmente il lettore che non apre l’articolo a credere che Trump abbia veramente detto quelle parole sul dittatore nazista, e che sia per di più fatto accertato come ci si aspetterebbe legittimamente dagli esperti di comunicazione e d’informazione.
Shock a intermittenza
Risulta piuttosto curioso come in passato la notizia sulle frasi “shock” imputate al repubblicano si sia ripetuta, ma in modi differenti.
Sono ben tre i libri che riportano la presunta ammirazione segreta di Trump nei confronti di Hitler.
La Repubblica, commentando la ricostruzione, cita “The Divider: Trump in the White House”, dei giornalisti Peter Baker e Susan Glasser.
Nel 2021 fu il giornalista Michael Bender a raccontare nel suo libro “Frankly, We Did Win This Election” che Trump avrebbe detto: “Hitler ha fatto anche cose buone”. E poi anche Jim Sciutto, ex dell’amministrazione Obama – accusato dal Washington Post di aver diffuso fake news sul tycoon – riporta la stessa frase nel suo “The return of great powers”.
Quello che non cambia mai è solo la fonte: John Kelly.
“Non un democratico”, dice il NYT, ma dimissionario da capo gabinetto della Casa Bianca nel 2019 dopo mesi in cui era arrivato a non scambiare neppure una parola con Trump. A rovinare il rapporto sarebbe stata qualche richiesta di promozione di uomini di fiducia di Melania Trump e una certa “rigidezza” dell’ex marine che avrebbe definito caotico il contesto della White House guidato dal tycoon.
Se Trump ha davvero detto quelle parole non lo sapremo mai. Allora perché far credere – senza specificare che si tratta di un’accusa – che sia certamente accaduto?