L’Euro arriva in Moldavia, per una manciata di voti vince di nuovo il capitalismo

Sembrava che la Moldavia dicesse no all’euro e all’Unione Europea, e invece il sì è passato per il rotto della cuffia, come usa colloquialmente dire. È questo infatti l’esito del recentissimo referendum moldavo, mediante il quale i cittadini sono stati interpellati e chiamati a esprimersi circa la possibilità di aderire all’Unione Europea. Si tratta di un esito particolarmente interessante, che rivela con limpido profilo come l’Unione Europea non eserciti più una grande forza di attrazione per i paesi che ancora non ne fanno parte, riuscendo tuttavia a imporsi a nostro giudizio soprattutto in funzione antirussa.

Il popolo moldavo, bisogna riconoscerlo, ha rivelato in questo caso di avere le idee abbastanza chiare, anche se poi in maniera rocambolesca è riuscito comunque ad affermarsi il sì per una manciata di voti. Si parla esattamente di 6.000 voti circa.

Una differenza davvero minima, tant’è che sui principali siti di informazione online per diverse ore si parlava già della vittoria del no, anche se poi, come ricordato, ha trionfato il sì. Secondo quel che abbiamo più volte sottolineato, l’Unione Europea non rappresenta il compimento del nobile sogno europeo di Immanuel Kant o di Edmund Husserl, essendone invece la più perversa antitesi. Insomma, chi realmente ami l’Europa e la sua civiltà non può che opporsi oggi all’Unione Europea, tempio vuoto che pone in essere, sic et simpliciter, una tecnocrazia repressive ed efficiente, la spirale tecnocratica evocata da Jürgen Habermas.

Il dominio delle classi dominanti europee sui popoli e sui lavoratori della vecchia Europa ridotta a campo di vittoria del capitalismo assoluto o turbo-capitalismo che dir si voglia. Sicché lungi dal costituire il compimento del sogno europeo, L’Unione Europea dei tecnocrati e degli Euroinomani di Bruxelles rappresenta soltanto il trionfo del capitalismo assoluto e della vittoria del neoliberismo senza frontiere. È l’apoteosi della riorganizzazione verticistica dell’Europa nel quadro del turbocapitalismo trionfante dopo il 1989.

Turbocapitalismo che, uscendo vincitore dalla guerra fredda, passa all’attacco e riorganizza in maniera radicale gli spazi della vecchia Europa, sottomettendola integralmente alla logica illogica del neoliberismo come prassi di privatizzazione e di liberalizzazione totale. L’euroinomane e austerico di Bruxelles Mario Draghi disse una volta che si trattava di salvare l’euro whatever it takes. Salvare la moneta unica a ogni costo significa sacrificare all’occorrenza ogni altra cosa, compresa quella salus populi, che invece dovrebbe essere, e per lungo tempo è stata, il fine precipuo della politica.

Per questo motivo non possiamo che ribadire che occorre oggi salvarsi dall’euro e dall’Unione Europea, whatever it takes, se volessimo dirla con la locuzione dell’euro in omane draghi. La Moldavia sembra averlo capito almeno in parte, come limpidamente emerge dall’esito di questo referendum, con cui l’Unione Europea esce sì vincitrice, ma per una manciata di voti. L’incubo dell’Unione Europea comincia a essere ubiquitariamente percepito come tale, lasciando per converso emergere il sogno desto di una corale uscita dall’Unione Europea e di una riconquista piena della sovranità nazionale come base per l’esercizio della democrazia e dei diritti sociali contro il dominio sradicante del capitale e della sua logica illogica, quella che produce asimmetria e miseria, classismo e sfruttamento.

La Moldavia ha detto sì, anche se di poco, e a lei non possiamo allora che rivolgere le parole del sommo poeta. Lasciate ogni speranza, voi che entrate.

Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro