“Rifiutato il visto”: Mosca furiosa con l’Italia per l’ennesima mossa che piace agli Stati Uniti

Così leggo sulle pagine digitali del Giornale d’Italia in un articolo uscito nei giorni scorsi: “Ucraina, nuovi aiuti USA da 425 milioni di dollari. Rifiutato visto alla Russia per congresso aerospaziale a Milano. Mosca: Indignati con l’Italia”.

Insomma, siamo alle solite, e come usa proverbialmente dire, “Nihil sub sole novi”. La civiltà dell’hamburger seguita in ogni modo a propiziare la guerra, finanziando senza sosta l’Ucraina del guitto Zelensky, attore Nato prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood, l’attore più pagato di tutti i tempi. D’altro canto, non ci stancheremo di ribadire ad nauseam come questa non sia la guerra della Russia contro l’Ucraina, come sempre viene ribadito urbi et orbi dai menestrelli del pensiero unico politicamente corretto ed eticamente corrotto. Questa è invece la guerra che l’Occidente, anzi l’Uccidente liberal-atlantista, sta spietatamente conducendo contro la Russia di Putin, colpevole di non genuflettersi all’imperialismo di Washington e al nuovo ordine mondiale a stelle e strisce, cioè a quella globalizzazione che meglio andrebbe definita come anglobalizzazione. Il guitto Zelensky sotto questo profilo figura sic et simpliciter come una marionetta agitata da Washington in funzione antiputiniana.

L’Italia, per parte sua, continua a recitare la risibile parte di colonia subalterna della civiltà del dollaro e lo fa con uno zelo davvero pietoso sotto ogni profilo. Non si parla soltanto delle già di per sé risibili sanzioni dell’Italia alla Russia, il primo caso della storia umana di sanzioni che danneggiano il sanzionante e non il sanzionato. Si parla anche della guerra culturale alla Russia, che negli anni scorsi oltretutto ha portato alcune università italiche a bandire perfino Dostoevskij.
Ciò nel trionfo di quella cancel culture che andrebbe tradotta alla lettera con “cancellazione di ogni cultura”. Questo è il trionfo del nichilismo dell’Uccidente, che uccide non solo le altre civiltà ma anche sé stesso, che uccide le proprie radici e la propria storia.

E adesso abbiamo l’ennesima estrinsecazione di questa risibile subalternità italica all’imperialismo neobarbarico di Washington: viene negato il visto alla Russia per prendere parte a un convegno scientifico a Milano. Dunque, ancora una volta si colpisce la cultura, ciò che in realtà sempre andrebbe preservato e tutelato, a prescindere dalle nazioni e dai loro conflitti. Una volta di più la nostra Italia ha perso una buona occasione per risparmiarsi una figura pessima e deplorevole sotto ogni riguardo.

Ma ormai ci siamo tragicamente abituati. L’Italia, ai tempi del governo di Giorgia Meloni, proprio come ai tempi del precedente governo di Mario Draghi, l’euroinomane di Bruxelles, continua a rimediare figure pessime, rivelandosi semplicemente una colonia alle dipendenze di Washington, rivelandosi altresì incapace di esprimere una propria politica. Discorso che in vero potrebbe ragionevolmente stendersi all’Europa tutta, se si considera che l’Unione Europea, tempio vuoto che segna semplicemente il trionfo del nichilismo tecno-finanziario, non è in grado di far valere una propria posizione, ma si limita soltanto a fare da sponda alle posizioni di Washington, quasi come se fosse la longa manus della civiltà del dollaro e di quel suo imperialismo no border che mira a sottomettere il mondo intero e a fare la guerra a tutte quelle potenze che per una via o per un’altra ancora non si sono piegate alla civiltà dell’hamburger e che anzi ragionevolmente oppongono resistenza. Cina e Russia in primis, che stanno ad oggi battendosi contro la violenza senza confini dell’imperialismo del dollaro.

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