In questi giorni il Cremlino ha fatto sapere che vi sono buoni segnali che giungono da Trump, il codino biondo che fa impazzire il mondo, che è stato appena eletto presidente della Casa Bianca con un trionfo che ha letteralmente sbaragliato la concorrente arcobalenica Kamala Harris. Non appena Trump è stato eletto è significativo che subito Xi Jinping, presidente cinese, si sia congratulato con lui e che Putin abbia senza esitazioni e senza tentennamenti detto di essere pronto a dialogare con il nuovo presidente. Nuovo presidente che si è a sua volta detto disponibile al dialogo con la Russia. Si tratta di una possibile svolta davvero rilevante, che forse potrebbe portare a una celere risoluzione del conflitto d’Ucraina.
Nunc est bibendum, verrebbe da dire con i versi del poeta. Come sappiamo, infatti, l’arcobalenico e vegliardo Joe Biden aveva da subito negato ogni possibilità di dialogo, qualificando indegnamente Putin come macellaio, sick, e scegliendo l’accellerata via del conflitto incondizionato. Ed è molto probabile che con la Harris nulla sarebbe realmente cambiato. Speriamo vivamente dunque che con Trump
cambi la musica, come usa dire, e che il conflitto trovi finalmente una risoluzione diplomatica che ponga fine alle sofferenze del popolo ucraino, finora sacrificato sciaguratamente dal guitto Zelensky e dall’imperialismo dell’Occidente, anzi dell’Uccidente liberale atlantista.
Speriamo altresì che la risoluzione diplomatica possibile ponga fine alle sofferenze europee, se si considera che l’Europa si sta letteralmente dissanguando per finanziare e armare l’Ucraina del guitto, attore nato con la N maiuscola. Lo scopriremo assai presto e comunque non possiamo non evidenziare i segnali positivi che si stanno registrando in questi giorni e che sono certificati, come precedentemente ricordato, anche dal Cremlino.
Mi pregio infine di svolgere una pur celere considerazione sui tanti, sui troppi, che vanno sostenendo che con Donald Trump la democrazia americana è in pericolo. Tra i tanti anche il politologo Fukuyama, il teorico della fine della storia negli anni novanta, si è espresso in questo senso. Intanto di quale democrazia esattamente vanno parlando, considerato il fatto che quella americana è in realtà una plutocrazia neoliberale a base imperialistica? E soprattutto si potrà criticare Trump sotto più profili, come noi stessi abbiamo in più occasioni fatto in modo niente affatto tenero, non mancano in effetti gli argomenti per farlo. Ma non si può non riconoscere onestamente che peggio di Trump ve’ solo Kamala Harris, decisamente più pericolosa non solo genericamente per la cosiddetta democrazia americana, qualunque cosa voglia dire questa locuzione, ma anche e soprattutto per gli equilibri globali.
Se si considerano infatti le pulsioni imperialistiche che caratterizzano l’allieva, se così vogliamo definirla, di Biden, è davvero un’ottima notizia che ella non sia stata eletta. Vedremo dunque cosa accadrà, intanto segnaliamo con sobrio entusiasmo questo clima di riappacificazione, di riconciliazione o comunque questa volontà da più parti espressa di risolvere in maniera diplomatica il conflitto e di porre finalmente fine a questa oscena guerra che sta macchiando il mondo e che sta provocando infiniti lutti non solo al popolo ucraino.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro
Home Blog