Il proprietario di un social, nonché un ormai membro del governo americano, non è affatto incensurabile. Abbiamo visto censurato lo stesso attuale presidente degli Stati Uniti, nonché un intero stato a est dell’Europa, che da due anni non è simbolicamente presente nelle narrazioni mediatiche occidentali.
Dunque anche Elon Musk è una persona censurabile. Forse è anche per questo che il proprietario di X, Tesla e Space X, da poco ha promesso battaglia ai movimento woke giurando di “distruggerli”: è la componente della censura che si impone sul “free speech” che vale per tutti, per chi ha cariche governative o meno. E, probabilmente, nella mente di Musk, c’è la pretesa di avere tutto il diritto di scrivere che “questi giudici se ne devono andare”.
Il commento, fatto proprio su X da Musk, ha generato una valanga di polemiche e “paure” sul fatto che un potente uomo americano “si intromette” nella politica italiana e nella vicenda migranti, in cui le toghe si stanno mostrando parte attiva nel contrastare il governo e la soluzione dell’hotspot in Albania. Perfino Mattarella – che i decreti del governo li firma – ha risposto per le rime: “Rispetti la nostra sovranità”.
Poi c’è un’altra chiave di lettura: quella di un uomo libero che, indipendentemente dalle cariche, esprime quello che pensa. Non è certo l’interpretazione di Pierluigi Bersani, che a DiMartedì fa appello perfino alla Costituzione italiana: “Caro Musk, a differenza di tutti gli altri paesi sconfitti, l’Italia se l’è data lei la Costituzione, non glie l’han data gli Stati Uniti. La nostra costituzione indica nella Magistratura un potere costituzionale. E non ce n’è uno del governo che dica: ‘Come ti permetti?’“.
Insomma, il sottotesto pare sempre essere lo stesso: non una risposta nel merito, ma una considerazione sul fatto che quelle cose si possano anche solo dire.
Qui l’editoriale con Fabio Duranti e Alberto Contri | Un Giorno Speciale, 12 novembre 2024