Attacco mattutino contro l’Ucraina: l’aeronautica militare di Kiev ha dichiarato che la regione meridionale di Astrakhan è stata colpita da un missile a lungo raggio da parte della Russia. Il Presidente uscente USA Joe Biden sembra non cedere di un passo e autorizza la fornitura a Kiev di mine antiuomo non persistenti dopo, giorni fa, aver autorizzato l’utilizzo di missili balistici made USA per colpire il territorio russo.
A seguito, la regione di Bryansk (Russia Sud-occidentale) è stata soggetta a un attacco di sei missili a lunga gittata Atacms, cinque di cui la difesa aerea russa ha dichiarato di aver neutralizzato.
Mosca risponde e cambia le regole. Putin riformula la sua ‘dottrina nucleare’ modificando i principali criteri: qualora un qualsiasi territorio di sovranità russa sarà colpito da armi di fabbricazione occidentale non sarà escluso dalla possibile riposta nucleare da parte della Russia.
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov dichiara pubblicamente che Biden “continua a buttare benzina sul fuoco” e, ancora “ci aspettiamo che gli altri Paesi assumano una posizione responsabile astenendosi in azioni provocatorie”.
Il linguaggio di Putin diviene ad oggi ancora più rigido e deciso, mesi fa l’avviso “qualsiasi paese che cerchi di ostacolarci nel raggiungere i nostri obiettivi in Ucraina ne pagherà conseguenze mai viste nel corso della storia”, con il giudizio implicito che avrebbe giudicato la Nato come partecipante diretto qualora avesse visto aiuti a Kiev da parte occidentale e così sta accadendo, gli Stati Uniti sono andati avanti in una lenta escalation che oggi vede una minaccia nucleare.
Le molteplici linee rosse sono state superate da entrambe le parti e oggi vediamo cambiare nettamente le sorti della guerra, così come l’elezione di Donald Trump che si prevede avere una grande influenza nella dinamica in corso. L’imprevedibilità dello stesso fa pensare che le carte in tavola potrebbero cambiare da un momento all’altro.