Juventus, l’ordine non basta ▷ Lo Scatto

Novello Trapattoni, Thiago Motta rispolvera i fischi come tramite di indicazioni tattiche. Del resto, il nome dell’Aston Villa rievoca una Juventus dominante, nella Coppa dei Campioni del secolo scorso, fino a quel tiro improvviso di Magath.

Impressioni a margine di una partita che vede una Juventus quasi sempre a caccia di metri sulle corsie esterne, in particolare con Conceicao, il quale per essere fermato costringe i Villans a raddoppiarlo sistematicamente.

Dopo il giro di boa dell’ora di gioco, con i padroni di casa che cercano di profondere una britannica intensità nella persistenza della propria pressione offensiva e una Juventus che cerca di ripartire con lucidità e accelerazioni nell’ultimo terzo di campo, i due portieri in sequenza si ergono a protagonisti: prima Martinez, reattività letteralmente da giaguaro nella risposta a Conceicao di testa da due passi; pochi giri di lancetta dopo Di Gregorio, altrettanto felino su McGinn da pochi metri.

Un interrogativo, a questo punto della stagione, acquisisce sfumature quasi filosofiche: quanto tempo ancora Motta si darà nell’attesa di Koopmeiners? Il tecnico vede qualche segnale di integrazione, oltre che di crescita agonistica, al di là delle nostre sommarie impressioni?

Otto punti, sette gol realizzati, cinque presi: dopo questo 0 – 0 in trasferta la Juventus saluta Birmingham e il mese di novembre trovandosi ancora a metà del guado, in una sorta di adolescenza tattica da attraversare sul cammino che la deve condurre a una corale maturità. Locatelli con Motta si sta affermando come timoniere maturo votato all’essenzialità e a richiamare la squadra a una soglia di sacrificio per ottimizzare le prestazioni: attorno a lui devono girare gli uomini che l’allenatore, senza più esitazioni, dovrà investire di responsabilità. L’Europa non aspetta e non concede distrazioni come quella di Fagioli nel finale, che rischiava di costar cara, così come lo spazio concesso a Rogers, se nel frattempo non fosse stato abbattuto Di Gregorio. 

Paolo Marcacci