Padre Fernando Cornet è stato recentemente scomunicato da Bergoglio. Per chi non lo conoscesse, padre Cornet è un prete di Sassari, nonché un attentissimo studioso di teologia. Egli ha recentemente pubblicato un testo dal significativo titolo “Alla ricerca del munus perduto” e già tempo addietro aveva dato alle stampe un libro decisamente critico verso la figura di Bergoglio intitolato “Abemus antipapam”.
Nell’opera appoc’anzi menzionata, alla ricerca del munus perduto, Cornet mostra con acribia come Bergoglio non possa in alcun caso essere inteso come il papa. Nel 2013, infatti, Josef Ratzinger, alias Benedetto XVI, non rinunziò al munus petrino, ma solo al ministerium, vale a dire all’esercizio del munus. Come dovrebbe ormai essere noto, munus e ministerium non coincidono.
Per spiegare la questione in termini semplici ma, almeno spero, efficaci, il munus è il titolo di papa in senso proprio, laddove il ministerium coincide con l’esercizio attivo di quel titolo. Giusto per fare chiarezza, si può essere laureati in giurisprudenza e poi esercitare attivamente la professione, ma se si rinunzi a esercitare la professione, non per questo si perde il titolo di dottore in giurisprudenza. Mutatis mutandis, e certo in un contesto ben differente, Ratzinger nel 2013 rinunziò al ministerium e rimase papa in sede impedita, trattenendo presso di sé il munus petrino.
Per questa ragione l’elezione di Bergoglio, spiega Cornet, fu un atto invalido e anzi nullo. Se volessimo tornare al nostro paragone, di avvocati se ne possono nominare molteplici, ma il papa, per definizione, può essere uno solo. Questa è la tesi sviluppata coerentemente da Padre Cornet, una tesi che già era stata sviluppata da Andrea Cionci e da Don Alessandro Minutella, una tesi della quale ci siamo occupati anche noi nel nostro studio “La fine del cristianesimo”.
Ordunque, non si è fatta attendere la risposta di Bergoglio, che, come ricordavo in apertura, ha prontamente scomunicato padre Cornet, ancorché occorra seriamente interrogarsi su quale sia tecnicamente il valore di una scomunica combinata da quello che, come spiega padre Cornet, non può essere inteso come un papa. È curioso, peraltro, il fatto che Bergoglio venga sempre presentato ed encomiato dal circo mediatico e dal clero giornalistico come il papa della tolleranza e del dialogo, del ponte e della misericordia. Sempre aperto a tutte le altre religioni, e ancor di più all’ateismo dilagante, Bergoglio sembra rivelare una straordinaria chiusura e una inflessibile spietatezza verso tutti quei cattolici che osino far valere dei dubbi rispetto al suo operato e rispetto alla sua neochiesa smart, liquida e chiusa alla trascendenza e al sacro.
Ebbene, la vicenda di padre Cornet offre un’ulteriore prova di questo contegno. Ricordiamo quando, alcuni anni addietro, in una trasmissione televisiva su tv 2000, Bergoglio disse che Gesù, o meglio che Dio, è malato, è difettoso, è malato di misericordia. Questa l’espressione impiegata da Bergoglio e allora ci domandiamo se Bergoglio non abbia anche egli una misericordia, non abbia anche egli una volontà di accogliere, di dialogare.
Anzi, sembra che Bergoglio voglia a rigore accogliere tutti e al tempo stesso respinga tutti quei cattolici che ancora osino porre delle domande critiche e contestare le posizioni della neochiesa smart, liquida e favorevole alla evaporazione del cristianesimo