Il particolare che viene ingigantito e dilatato non è più un particolare, per l’appunto, quando occupa il centro della scena. È il dettaglio che diventa ossessione, o quasi. È una cosa che abbiamo sempre pensato finanche per i primi piani protratti per svariati secondi su quei bambini tifosi che allo stadio piangono per una sconfitta o per un gol subito dalla loro squadra; figurarsi, allora, quando le telecamere di tutte – tutte – le televisioni indugiano, come ieri a Firenze e come tante altre volte in precedenza, sul volto stralunato di tanti ragazzi colti da sgomento, panico, paura e in ogni caso fragilità quando a un loro compagno o avversario in campo accade quello che è accaduto a Edoardo Bove durante Fiorentina – Inter.
Non siamo ingenui e facciamo parte della comunità dei telespettatori, altrimenti non potremmo neanche scrivere queste righe, quindi capiamo che per un evento così imprevisto e drammatico si procede all’impronta durante una diretta televisiva. Mettiamoci pure che i primi piani fanno parte della documentazione dell’evento anche quando viene battuto un fallo laterale o si predispone un cambio in panchina. Indugiare sul volto di un calciatore in lacrime, su un altro talmente scosso da dover essere consolato da un avversario e protrarre il giro per svariati minuti vuol dire, a un certo punto, sconfinare in una sorta di voyeurismo del dolore o della paura altrui: da un certo istante in poi il protagonista diventa come l’insetto sotto il vetrino del microscopio per come vengono monitorati ogni suo movimento facciale, ogni lacrima, ogni labiale, con la differenza che non si acquisisce alcuna informazione in più su quanto sta accadendo. Ci viene in mente la similitudine con quelli che, in autostrada, rallentano per osservare il più possibile l’incidente che ha coinvolto altre auto e aumentano soltanto il volume del traffico. Come a dire che – si potrebbe essere indotti a pensare – da un certo momento in poi chi resta incollato al teleschermo lo fa più per vedere le reazioni dei protagonisti che per essere aggiornato sulle condizioni di uno di loro in particolare.
I calciatori, come altri personaggi molto popolari, sono naturalmente esposti a un’elevata pubblicità delle loro immagini e a ogni sorta di inquadratura, ci mancherebbe; non ci si può dimenticare del tutto dell’individuo che c’è dietro la star, però, ancorché milionaria e sovraesposta a una fruizione pubblica della sua immagine. Esiste una soglia di rispetto da non oltrepassare, in alcuni casi, anche se dentro uno stadio pieno e per un evento del quale, in quei frangenti, sta parlando tutto il mondo.
Paolo Marcacci, 2 dicembre 2024