Commercio a picco! Arrivano i dati e confermano il tabù: la politica ha rinunciato a occuparsene

Nel 2024 i consumi hanno registrato una flessione di 3,2 miliardi rispetto alle previsioni del documento di economia e finanza di aprile 2024, evidenziando quindi un rallentamento davvero preoccupante.

Negli ultimi dieci anni il commercio ha subito un drastico declino: 140.000 negozi chiusi, nuove aperture dimezzate, cioè -52% rispetto al già non brillante 2014.

Insomma, in dieci anni sono stati particolarmente colpiti il commercio ambulante, con un crollo del 72% e il settore delle ristorazioni dei bar, che ha subito una contrazione del 40%. Questi sono i dati che sono stati presentati al centro dell’intervento del Presidente di Confesercenti durante l’Assemblea annuale. Il Presidente ha tracciato un quadro che evidenzia la fragilità del tessuto economico e del tessuto sociale italiano, aggravata inoltre da altri due elementi: dal calo demografico e dai mutamenti nei modelli di consumo.

Le priorità, sempre secondo la Confesercenti, è rilanciare i consumi delle famiglie, promuovendo la coesione sociale e un dialogo politico meno conflittuale. La crisi del commercio “di vicinato” riflette una perdita quindi non solo economica, ma anche sociale. L’espansione della grande distribuzione, secondo alcuni, impoverirebbe le economie locali, e dissolverebbe legami familiari, lasciando un vuoto che fatica, soprattutto nei piccoli centri urbani, ad essere colmato.

Interventi mirati, quindi, sarebbero cruciali per invertire questa tendenza e rivitalizzare il commercio e il sistema produttivo nel suo complesso. La mia opinione è che la politica italiana, ormai da decenni, abbia perso il ruolo politico, avendo abdicato a favore di una organizzazione sovranazionale che si chiama Unione Europea. Quest’Unione Europea non ascolta assolutamente gli interessi dei cittadini, del resto il Parlamento non ha nessuna funzione.

L’ interesse dell’UE è di tutela dei grandi poteri finanziari internazionali. Quindi non è tanto un problema della politica di destra o di sinistra, quanto del fatto che tutte le forze politiche hanno accettato supinamente questa condizione di subalternità rispetto al potere finanziario, e non svolgono più il ruolo che sarebbe quello di competenza della politica: fare pianificazione strategica di uno Stato.

Malvezzi Quotidiani – Comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi