E adesso leggo su Repubblica, rotocalco turbomondialista e voce del padronato cosmopolitico, che gli europei, senza ulteriori precisazioni, temono attacchi da parte della Russia di Putin e hanno bisogno di più soldati. Nel mentre, sul La Stampa di Torino, rotocalco sabaudo par excellence, esce nei giorni scorsi un interessante articolo, in cui si spiega chi verrebbe concretamente richiamato alle armi in Italia, qualora vi fosse realmente la guerra. La posizione surreale dell’Unione Europea si lascia compendiare in queste parole.
Per un verso, essa provoca in ogni guisa la Russia di Putin, mandando armi e finanziamenti all’Ucraina del Guitto Zelensky, attore nato con la N maiuscola, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood, per inciso l’attore più pagato di tutti i tempi. Per un altro verso, l’Europa teme le reazioni di Putin e magari anche un attacco da parte della Russia e lascia intendere naturalmente che la colpa è, more solito, tutta della Russia e non certo dell’Europa che l’ha provocata in ogni maniera, anziché provare, da subito, a favorire soluzioni diplomatiche e negoziati di pace. Come abbiamo più volte sottolineato, e come anche ora ribadiamo, l’Europa avrebbe dovuto rimanere fedele alla sua missione storica, quella missione che il filosofo Edmund Husserl individuava nello sviluppo del concetto e della ragione, e che Jacques-Ante aveva ravvisato nella proposizione di una pace universale.
Invece no, l’Europa ha scelto ancora una volta la via sciagurata della guerra, trainata dall’imperialismo di Washington rispetto al quale, d’altro canto, l’Europa ogni giorno di più figura come una semplice colonia senza anima e financo senza dignità. E il fatto che adesso si dica che v’è bisogno di più soldati genera, ragionevolmente, inquietudine presso la popolazione civile. Si va forse verso un richiamo alle armi per la popolazione? Rischiano davvero gli europei di trovarsi improvvisamente al fronte per scriteriate scelte degli euroinomani delle brume di Bruxelles? E la popolazione europea, realmente pronta a immolarsi al fronte in nome dell’imperialismo della Nato, della civiltà dell’hamburger e più in generale di quell’Occidente che già da tempo abbiamo proposto di riqualificare come Uccidente, a sottolinearne il carattere intrinsecamente nichilistico e pantoclasta? L’abbiamo detto e non ci stanchiamo di ribadirlo ad nauseam.
Di tutte le posizioni in campo in questo scellerato conflitto, quella dell’Unione Europea figura palesemente come la più assurda e come la più demenziale. L’Europa avrebbe da subito, lo ripeto, dovuto promuovere il dialogo e i negoziati, ponendosi come pacere, come forza della ragione, come potenza del concetto in grado di far prevalere sulle ragioni delle armi le armi delle ragioni, e invece si è sciaguratamente schierata, in maniera irriflessa e quasi pavloviana, dalla parte dell’imperialismo di Washington. ha scelto, in modo irresponsabile e potenzialmente autodistruttivo, di spezzare le ottime relazioni, non solo commerciali, che aveva saputo nel tempo instaurare con la Russia.
Il caso delle sanzioni resta un caso davvero da manuale, il primo caso della storia umana in cui le sanzioni vanno a documento del sanzionante e non del sanzionato. Ciò ha determinato non solo evidentemente un danno clamoroso per l’economia europea, la parola recessione è già nell’aria da tempo, ma adesso anche il pericolo di un conflitto diretto con la Russia. Conflitto nel quale, per dirla con il Manzoni dei Promessi Sposi, l’Europa si troverebbe naturaliter nella posizione del vaso di terracotta circondato da vasi di ferro.
Si sarebbe potuta dunque scegliere una posizione più assurda e più platealmente demenziale e manicomiale rispetto a questa? Difficile davvero rispondere positivamente. L’Europa sta tradendo se stessa e alla domanda Europa quo vadis la sola risposta plausibile è l’abisso.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro