Corea del Sud, caos dopo la legge marziale: scontri e proteste a Seul

Corea del Sud, il presidente Yoon Suk-yeol ha dichiarato la legge marziale contro ‘le forze comuniste nord-coreane’. Ricordiamo la legge marziale essere una concessione straordinaria di poteri all’esercito, che ha facoltà di supremazia sia verso la politica in generale che verso il Parlamento e la stampa. Yoon ha dichiarato di aver agito per frenare l’opposizione di sinistra (avente maggioranza nell’assemblea nazionale) nel collaborare con le fazioni nordcoreane.
Il capo del People Power Party al potere a Seul, Han Dong-hoon si unisce a maggioranza e opposizione nel condannare la decisione del Presidente in carica assicurando di bloccare la scelta di quest’ultimo, in primo luogo con il sostegno della gente.

L’annuncio del Presidente sud-coreano è stato trasmesso in diretta tv, lo stesso ha ricalcato sul voler difendere ‘l’ordine costituzionale’. Si innescano nell’immediato proteste e scontri di fronte al Parlamento di Seul: opposizione e civili chiedono la fine della Legge e il ripristino dell’attività dell’Assemblea Nazionale.
Tutto nasce dall’approvazione in commissione parlamentare, da parte del Partito Democratico (ricordiamo essere la principale forza di opposizione del Paese), una versione ridotta del bilancio statale con l’aggiunta di una mozione di impeachment verso due figure di spicco dell’amministrazione Yoon: il procuratore generale e il capo della Corte dei Conti. Yoon ha interpretato queste mosse come segni di ‘simpatie nordcoreane’ e, a detta sua, la Legge in questo momento è necessaria per evitare una ‘destabilizzazione governativa’.
L’opposizione si è battuta per ripristinare un sano dissenso politico, fondamentale pilastro all’interno di una struttura democratica, e porre fine alla legge marziale. Revocata nella serata del 3 dicembre.