Durante l’Italian Innovation Summit di Milano, il ministro Adolfo Urso ha annunciato importanti novità per il programma di Transizione 5.0, fino ad ora ostacolato da burocrazia e complessità tecniche. La Commissione Europea ha approvato modifiche significative per semplificare l’accesso agli incentivi e accelerare gli investimenti.
Tra le misure principali spicca l’estensione del termine per effettuare gli investimenti fino al 30 aprile 2026, garantendo alle imprese quattro mesi aggiuntivi per completare gli ordini di beni digitali complessi. È stata inoltre eliminata l’obbligatorietà di calcoli tecnici complessi per dimostrare il risparmio energetico: le imprese che sostituiscono macchinari con almeno 24 mesi di utilizzo potranno accedere agli incentivi senza ulteriori dimostrazioni.
Un’altra misura rilevante riguarda le aliquote del credito d’imposta: attualmente fissate tra il 35% e il 45% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro, queste potrebbero essere innalzate fino al 50%. Per il Sud Italia, la possibilità di cumulare la transizione 5.0 con gli incentivi legati alle Zone Economiche Speciali (ZES) potrebbe far superare l’80% del valore dell’investimento.
Ci sono novità anche per le piccole e medie imprese (PMI), a cui sono stati destinati 320 milioni di euro per finanziare impianti fotovoltaici ed eolici dedicati all’autoconsumo industriale.
Tuttavia, emerge una nota negativa: su 6,3 miliardi di euro disponibili, le prenotazioni restano ferme a poche centinaia di milioni, poiché molte imprese sono in attesa della pubblicazione ufficiale del decreto in Gazzetta Ufficiale.
Per quanto mi riguarda, trovo particolarmente interessante il fondo per l’autoconsumo energetico destinato alle PMI, che rappresenta una delle poche notizie positive in questo contesto. Tuttavia, osservando da vicino il panorama imprenditoriale e lavorando come consulente strategico per gli imprenditori, noto un divario sempre più ampio tra ciò che gli imprenditori realmente necessitano e le risposte politiche dell’Unione Europea.
Le aziende italiane si stanno rendendo conto che il sistema di incentivi e agevolazioni è diventato eccessivamente burocratico e farraginoso. Il ruolo del Medio Credito Centrale, unito a una logica di controlli spesso percepiti come eccessivamente punitivi, sta generando diffidenza. Un imprenditore, ad esempio, mi raccontava di come la pubblica amministrazione operi spesso con una presunzione di mala fede, considerandolo a priori un evasore fiscale.
Questa cultura di sfiducia, che sembra voler essere diffusa tra i cittadini, rappresenta, a mio avviso, uno dei più clamorosi autogol di un Paese che un tempo era uno Stato glorioso.
Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi