Biden premia Soros con la Medaglia d’Oro per la Libertà: l’elogio della manipolazione made in USA

L’arcobalenico e vegliardo presidente, ancora per poco Deo gratias, della civiltà del dollaro Joe Biden, ha insignito Giorgio Soros dell’ambita Medaglia d’Oro per la Libertà. Oltre al milionario turbocapitalista apolide, Biden ha premiato anche, in vero, altri personaggi, tra i quali Bono Vox degli U2. Dal punto di vista di Biden e dell’impero talassocratico statunitense, Soros figura dunque come un eroe della libertà.

Sarebbe duopo domandarsi di quale libertà esattamente, e la risposta sarebbe immancabilmente una sola. Soros è l’apostolo della libertà del mercato deregolamentato e finanziario, sul cui altare vengono puntualmente sacrificati gli individui. E ciò invera una volta di più il noto teorema di Hegel, secondo cui i liberali si riempiono la bocca della parola libertà degli individui, ma in realtà la sola libertà che conoscano e promuovano è quella dei mercati, sul cui altare, appunto, sono pronti sempre e comunque a sacrificare la libertà degli individui.

Sicché la Open Society, celebrata prima da Popper e poi da Soros, rappresenta in vero la società più chiusa dell’intera storia umana, dai Sumeri ad oggi. La società in cui, lo ricordiamo ad pertis verbis, l’1% dell’umanità detiene ricchezze pari a quelle del restante 99%.

In ogni epoca storica, va detto, le idee dominanti sono state quelle delle classi dominanti. Ce l’ha insegnato Carlo Marx. Ma mai prima d’oggi le idee dominanti coincidevano in toto con le idee delle classi dominate, le quali classi dominate hanno metabolizzato la mappa mundi dei gruppi egemonici, di fatto rendendo pari la propria subalternità al proprio dominio subito.

Se volessimo avventurarci a scrivere un anti-Soros sulle orme del ben noto Anti-Dühring di Federico Engels, dovremmo sottolineare con enfasi anzitutto il fatto che Soros è un nemico di classe. Un nemico di classe delle classi lavoratrici, sia chiaro, ma poi anche dei cetimedi borghesi in fase di ilotizzazione. Un nemico di classe che però, questo è il punto, i giornalisti celebrano come filantropo e che ora Biden premia come eroe della libertà.

Non dimentichiamo per incidence che, nel 1992, il turbocapitalista apolide Giorgio Soros speculò sulla lira italiana, e una nota università italiana lo ha pure insignito, in tempi non remotissimi, della laurea honoris causa. O tempora, o mores, tuonerebbe il vecchio Cicerone. Non vi è, in effetti, immagine che meglio renda conto della subalternità integrale e del grado di manipolazione organizzata oggi imperante.

Non riesco davvero, per quanto mi sforzi, a immaginare una figura di subalternità maggiore rispetto a quella per cui il più grande, o uno dei più grandi, nemici di classe viene celebrato urbi et orbi come filantropo ed eroe della libertà. Davvero, lo scenario è, sotto ogni riguardo, palesemente orwelliano. Il nostro è il tempo in cui le guerre imperialistiche sono chiamate missioni di pace, il tempo in cui i colpi di stato finanziari sono detti governi tecnici, il tempo in cui, dulcis in fundo, i nemici di classe sono magnificati come eroi della libertà e come filantropi.

Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro