“L’impressione è che in molti ambienti non si aspettasse altro“. Se c’è qualcos’altro dietro la vicenda di Ramy, non verrà mai saputo con certezza, ma una tra le impressioni diffuse è che ai cortei di questi giorni ci si scontri con le forze dell’ordine per ben altri motivi rispetto alla morte del ragazzo passeggero del motorino in fuga da una volante a Milano lo scorso 24 novembre.
“Noi non siamo in un dibattito normale, ma in un insieme di slogan per galvanizzare le truppe“: secondo il giornalista de La Verità Boni Castellane è l’agenda politica che anima gli scontri come quelli del quartiere San Lorenzo, non la ricerca di ciò che è effettivamente accaduto a Ramy Elgaml: emblematico l’appello del padre ai facinorosi che sconfessa tutti gli atti di violenza di queste ore.
Questa l’analisi ai microfoni di Stefano Molinari.
“Io ho dato una mia interpretazione alla cosa e ho considerato il fatto che ad oggi la sinistra si trova in una situazione particolare, direi un momento di passaggio, dove una guida precisa non emerge, una linea politica precisa non emerge. C’è una Giorgia Meloni che sta avendo degli enormi successi internazionali e che probabilmente si consolideranno visto il nuovo corso statunitense, quindi la parte dell’estrema sinistra sta giocando le proprie carte per contare di più all’interno di un’area che invece vede i centristi con tutta la vecchia sinistra DC che si stanno riorganizzando per controbilanciare le cose in ottica centrista. Quindi gli scontri di questi giorni io li ho letti come una manovra tutta interna alla sinistra, come mi permetto di ipotizzare che anche i numerosissimi scioperi del venerdì siano una controproposta da parte della sinistra sindacalista per contare sempre di più all’interno di un arcipelago che, per ora, non vede una linea molto chiara e una leadership netta.
I manifesti “razzismo di Stato”? Questo è razzismo proiettivo, nel senso che un certo tipo di mentalità, sospettando che gli altri siano razzisti e che vogliano ammazzare gli stranieri, gli immigrati clandestini, perché criminali.
Noi non siamo all’interno di un dibattito normale, noi stiamo analizzando degli slogan, delle enunciazioni formulate per galvanizzare le truppe. Non sono delle affermazioni logiche, altrimenti bisognerebbe dire che tutti coloro che in questo momento attaccano le forze dell’ordine perché fanno gli inseguimenti e dicono che è illegittimo che i carabinieri inseguano qualcuno che scappa e basta che gli prendano la targa così poi vanno a prendere a casa il proprietario dello scooter al quale hanno rubato il mezzo, stanno compiendo un errore enorme di filosofia politica: stanno dicendo che nessuno all’interno della società deve essere investito della facoltà di utilizzare la violenza, nemmeno le forze dell’ordine. E’ chiaro che un inseguimento, una richiesta di documenti, noi ricordiamo bene anche l’uso degli idranti a Trieste di qualche anno fa, le famose manganellate a Pisa, le manifestazioni dove la polizia si schiera e fa scontri con i manifestanti, sono tutti esercizi di violenza. Questa violenza però sta alla base del moderno concetto di Stato civile, di società.
La società rinuncia cioè all’utilizzo autonomo in capo ai singoli soggetti della violenza e la conferisce alle forze dell’ordine. Il non accettare questo utilizzo di violenza, di forza diciamo così, non riporta la società a una ipotetica condizione nella quale sono tutti buoni e nessuno usa più la violenza; riporta invece la società allo stato di natura, cioè allo stato dove ogni soggetto si fa giustizia da solo. Questo è il problema. Come ci sono quindi i carabinieri che inseguono chi ruba lo scooter, o il padrone dello scooter, al padrone dello scooter è consentito sparare al ladro.
Visto che viviamo in una società e consideriamo preferibile delegare l’uso della forza e della violenza alle forze dell’ordine, noi riteniamo che la polizia e i carabinieri possano esercitare questa forza. Se non ci fossero loro vincerebbe sempre il più forte. Menomale che ci sono le forze dell’ordine, che tra l’altro sono soggette alla legge”.
Ascoltate l’intervento VIDEO a ‘Lavori in Corso’ | Puntata del 13 gennaio 2025