Il profondo rosso della Juventus è diventato difficile da spiegare dopo l’ulteriore KO tecnico di Firenze per mano di parecchi ex. Motta non sembra avere più in mano la squadra, ma viene confermato lo stesso da un Giuntoli che dà la sensazione più di doverlo fare, che di farlo per convinzione.
I problemi della Vecchia Signora però, arrivati a questo punto della stagione, non possono ridursi solo a due nomi, almeno secondo il giornalista Tony Damascelli.
Questa la sua analisi a Radio Radio lo Sport.
“Cristiano Giuntoli non ha titolo per confermare o licenziare l’allenatore”
“Cristiano Giuntoli non ha titolo per confermare o licenziare l’allenatore. Dipende dall’azionista di riferimento o dall’amministratore delegato, entrambi impegnati altrove. Giuntoli ha detto una cosa che non poteva non dire ovviamente.
Questo sarebbe il momento di fare punto e a capo come accade nel ’99, quando un allenatore che aveva vinto, un allenatore di censo decisamente superiore a questo brasiliano naturalizzato, rassegnò le dimissioni dopo una sconfitta interna col Parma. Marcello Lippi disse: “Se il problema sono io, do le dimissioni”, avendo contro un paio di giocatori: uno era capitano e campione del mondo, parlo di Didier Deschamps, l’altro era Antonio Conte. Si mise la classifica da parte”.
L’unica soluzione
“Quando l’allenatore attuale risponde in quella maniera fa dell’umorismo involontario. “Non amo le cose facili”.
Si è capito che non ami le cose facili. Basta vedere le sue scelte di gioco. L’ultima l’abbiamo vista.
La situazione è questa. È una situazione kafkiana, è una situazione assurda. Io continuo a ripetere che l’unica soluzione sia la vendita del club.
Lo sosterrò fino a quando non cambieranno le istituzioni”.
Elkann
“Elkann si è capito da sempre che è impegnato altrove. La Juventus è lì perché è lì. Non è il punto di riferimento dei tifosi, della squadra. È un anaffettivo John Elkann, non è una colpa. Ognuno si porta presso il carattere che ha, no? Edoardo era così, e anche lui ha questo atteggiamento.
Ha fatto il colpo di Hamilton soltanto per motivi pubblicitari, di immagine, e adesso ha a che fare con una società che è sul filo d’acciaio, in questo caso, che può diventare di seta, perché se non va in Champions la seconda semestrale sarà un bagno di sangue”.