In Romania è caos elettorale.
Dopo aver escluso Călin Georgescu, l’Ufficio elettorale centrale della Romania ha deciso di rigettare la candidatura di Diana Iovanovici Șoșoacă, leader del partito di destra S.O.S. Romania. Ex dell’Alleanza per l’Unione dei Rumeni, si era già candidata alle elezioni del 2024, annullate per sospette ingerenze russe a favore di Georgescu. Anche in quel caso la sua candidatura era stata rifiutata.
I motivi? Riporta l’Associated Press, che la Corte Costituzionale rumena ha ritenuto che il suo “discorso pubblico, inclusa l’opposizione all’adesione della Romania all’Unione Europea e alla NATO, la rendeva inadatta a rispettare gli obblighi costituzionali della presidenza”.
Un’esagerazione pensare sia stata esclusa solo perché critica verso l’Unione Europea?
Addentrandosi nei documenti e nei criteri, si apprende che l’Ufficio elettorale centrale valuta ed eventualmente respinge le candidature motivando le decisioni parlando di irregolarità nelle condizioni di eleggibilità. In quale caso non ci sono le condizioni? Quando l’autorità ritiene che “gli atteggiamenti, i comportamenti e le posizioni assunte” siano contrari ai principi costituzionali. Nel caso di Șoșoacă, nel documento del 15 marzo inerente la decisione, l’Ufficio elettorale centrale menziona in particolare gli articoli 148 e 149 della Costituzione rumena (ovvero gli articoli sull’adesione all’UE e alla Nato), e scrive “con riferimento ai valori della democrazia, dello Stato di diritto, del rispetto della Costituzione correlati alla garanzia politico-militare degli stessi, ovvero l’appartenenza della Romania all’UE e alla NATO“.
La leader di SOS Romania aveva a disposizione, come Georgescu, 48 ore per depositare un ricorso.
Nel documento del ricorso, lo staff legale di Șoșoacă accusa l’Autorità elettorale permanente del BEC (ovvero l’Ufficio elettorale centrale) di non avere in carica un presidente, che in precedenza era Toni Greblă. In tal caso la difesa sostiene l’impossibilità del BEC di prendere decisioni.
La difesa accusa inoltre l’Ufficio elettorale di abuso di potere e di “aver generato un ragionamento giuridico soggettivo, apparentemente valido, al fine di sostenere una certa soluzione di eliminazione di un candidato dalla corsa elettorale, senza alcuna decisione che condannasse il candidato interferendo con il suo diritto di essere eletto”. Il ricorso è stato tuttavia rigettato proprio oggi dall’Ufficio elettorale centrale.
Un volto già noto a Bruxelles
Diana Iovanovici Șoșoacă non si potrà candidare alla presidenza. Era un volto già noto in Europa sin dal 2020 per le sue posizioni critiche verso la gestione della pandemia e verso il vaccino anti Covid. Dal 2024 è stata poi eletta in Europarlamento, dove ha espresso duri giudizi anti-europeisti. Il 18 luglio 2024, era stata cacciata dall’aula durante il discorso inaugurale di Ursula von der Leyen per aver protestato indossando una museruola. Da tempo sosteneva il ROEXIT, l’uscita della Romania dall’UE.
Diversa la sorte di George Simion, leader dell’AUR (Alleanza per l’Unione dei Romeni), il principale candidato dopo Georgescu. Simion ha ottenuto la convalida della candidatura. Recentemente ha chiarito le sue posizioni su UE e NATO al Corriere della Sera. “Siamo un membro impegnato della Nato”. Pur criticando la gestione di Bruxelles, Simion dichiara che “il posto della Romania è in Europa e l’adesione è stata essenziale per il nostro sviluppo”.
La lettera a Trump
Dopo la decisione, Șoșoacă ha fatto un post su Facebook indirizzandolo al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
“Il secondo rifiuto della mia candidatura alle elezioni presidenziali in Romania dimostra che il sistema democratico è stato distrutto e che le elezioni sono già state truccate. Vietare la mia candidatura senza alcun motivo giuridico, attraverso la palese violazione della Costituzione del Paese, costituisce un fatto senza precedenti nel mondo civile e in un paese democratico e getta la Romania nella categoria spazzatura in termini di sistema politico. In queste condizioni, ti chiedo di non riconoscere le elezioni in Romania perché viziose dal mio divieto per la seconda volta, un chiaro segnale che il sistema globalista romeno ha paura della mia candidatura sovranista e di organizzare le elezioni per metterle in carica con i mezzi dittature una pedina controllata dai globalisti“.
In basso il rigetto del 15 marzo dell’Ufficio centrale elettorale e il successivo ricorso presentato da Diana Iovanovici Șoșoacă.