Calin Georgescu non potrà candidarsi in Romania per le elezioni presidenziali.
Aveva vinto il primo turno a fine novembre 2024, poi erano state cancellate dalla Corte costituzionale per “ingerenze russe” a suo favore. L’indizio? Un flusso maggiore di pubblicità per Georgescu su TikTok. Il sospetto? Che ci fossero finanziamenti russi. Nonostante l’annullamento, sulle ingerenze non si hanno ancora prove definitive. Intanto il candidato euroscettico indicato dai media come filo-russo è stato fermato e ascoltato in procura, poi rilasciato e infine interdetto definitivamente dalle elezioni. Sarà George Simion a prendere il suo posto.
Le reazioni in Europa sono disparate. Alla notizia c’è anche chi reputa lecita l’esclusione di un candidato se indicato come sospetto filorusso. Le istituzioni? Ne parlano poco, o non ne parlano affatto. E’ il caso dell’Unione Europea (tranne per Thierry Breton che a gennaio lo celebrava come un successo e lo riprometteva in Germania “se necessario). Il Parlamento europeo non ha previsto per l’ultima plenaria uno spazio di discussione inerente all’esclusione dalle elezioni di Georgescu. Più di qualche deputato, e di qualche gruppo europeo, se ne è lamentato.
Christine Anderson (AfD) lo ha fatto a nome dell’ESN.
“La Romania ha ora escluso Calin Georgescu e questo è senza precedenti negli Stati membri dell’UE”, dice nello spazio riservato dalla Commissione europea alle richieste dei deputati. La sua era quella di parlarne il mercoledì successivo. “Quello che stiamo vedendo ora è che la gente può votare per chi vuole, ma se il candidato non gli piace, lo escludono o lo mettono in prigione. Noi, come democratici, non possiamo tollerarlo. Vi esorto a votare a favore di questa proposta per tornare in noi stessi”.
Il voto si apre, si chiude e viene respinto: l’UE mercoledì non ha parlato della Romania.
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