La scuola italiana si prepara a perdere, nel solo anno scolastico 2025-2026, oltre 134.000 studenti. Si tratta di un’emorragia demografica paragonabile alla scomparsa di una città di medie dimensioni. Le stime più aggiornate indicano che, se il trend non verrà invertito, in meno di un decennio la popolazione scolastica scenderà sotto i sei milioni di studenti.
In risposta, il governo prevede di tagliare 5.667 cattedre, suscitando forti reazioni sindacali. Queste reazioni hanno un senso, ma è evidente che il problema sia molto più profondo e abbia radici economiche e sociali. La riduzione del corpo docente avviene in un contesto già fragile, in cui le classi sono sottodimensionate e la desertificazione educativa è una realtà sempre più frequente, soprattutto in alcune aree del Paese. Nonostante alcuni interventi, come il potenziamento dei corsi di italiano per gli studenti stranieri, ossia i figli degli immigrati, e l’incremento del numero di docenti di sostegno, il quadro generale resta allarmante.
La denatalità si sta traducendo in un lento ma costante svuotamento del sistema scolastico, che rischia di diventare, da un lato, inefficiente e, dall’altro, diseguale. Dal 2019 al 2024, in soli cinque anni, si sono persi oltre 50.000 bambini in età prescolare e 60.000 in età scolare. Negli ultimi vent’anni sono scomparse 900.000 persone al di sotto dei 19 anni, cioè nell’età dell’obbligo scolastico.
Manca una strategia strutturale: si continua a gestire l’emergenza senza affrontare le cause profonde del declino demografico, la prima delle quali è la precarietà economica. A seguire, si aggiungono le difficoltà abitative e la scarsità di politiche familiari, ma prima di tutto va sottolineato il disastro economico causato dall’ingresso nell’Unione Europea.
L’impressione è che l’Italia si stia abituando a questo inverno demografico senza pianificare una risposta politica e culturale. Tuttavia, di cultura c’è ben poco, se non quella politica, che appare totalmente sbagliata: si continua a ripetere i mantra e le litanie dell’Unione Europea, che si è rivelata un disastro sotto ogni profilo. Oggi ne portiamo un altro all’attenzione: il disastro economico ha comportato un calo della natalità.
Perché? Semplicemente perché le persone non hanno redditi sufficienti per formare una famiglia. Questo processo, protratto per decenni, ha portato ai risultati che vediamo oggi.
Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi