L’Europa cade dal pero sulle rogne del PNRR: la verità nel report della Corte dei Conti UE

La Corte dei Conti europea ha recentemente valutato l’efficacia dell’uso dei fondi del dispositivo di ripresa e resilienza. Questi fondi destinati alla transizione digitale negli Stati membri dell’Unione europea sono stati oggetto di monitoraggio. Nonostante l’obbligo di ogni paese di collocare almeno il 20% dei finanziamenti dei fondi di ripresa e resilienza a riforme e investimenti digitali, la Corte ha rilevato che questa soglia è stata generalmente raggiunta o superata.

Tuttavia ha anche evidenziato una mancanza di focalizzazione strategica nell’allocazione dei fondi con alcuni paesi che hanno destinato risorse limitate proprio ai settori con maggiori carenze digitali, compromettendo l’efficacia complessiva del dispositivo nel promuovere la cosiddetta transizione digitale.

I problemi italiani

In modo particolare, l’Italia presenta criticità in aree come la digitalizzazione della pubblica amministrazione, i servizi pubblici digitali, le competenze digitali, quindi le capacità di utilizzare le strutture software e le infrastrutture, inclusa la banda larga ad alta velocità e il 5G. La Corte ha inoltre osservato dei ritardi nell’attuazione delle misure digitali e una carenza di indicatori adeguati per monitorare i processi, limitando la capacità di misurare il reale contributo dei fondi di ripresa e resilienza alla cosiddetta transizione digitale.

Questi risultati sollevano delle preoccupazioni sulle capacità degli Stati membri di utilizzare efficacemente i fondi europei per affrontare le sfide digitali, sottolineando la necessità di una pianificazione più mirata e anche di un monitoraggio più rigoroso per garantire che gli investimenti producano risultati tangibili nel miglioramento delle infrastrutture e delle competenze digitali. Ovviamente non basta stanziare dei soldi per raggiungere pienamente un obiettivo.

Il vero problema

Occorre senza dubbio e primariamente un’attenta pianificazione, un’organizzazione bene strutturata che abbia chiaro l’obiettivo da raggiungere e un monitoraggio con delle tempistiche da rispettare. In sostanza serve una progettualità mancante in questi ultimi anni.

In poche parole stiamo dicendo che ormai la politica manca di quella cosa che si chiama strategia, che invece fortunatamente gli imprenditori miei clienti fanno perché capiscono che senza una pianificazione strategica non si possono gestire le aziende. Ormai chi non lo capisce più sono gli Stati.

Malvezzi Quotidiani, comprendere l’economia umanistica con Valerio Malvezzi