Da settimane, ormai, da volto unico e riconoscibile di una Roma nel caos, il futuro di Claudio Ranieri rappresenta una delle tematiche più controverse (e centrali) del dibattito sportivo della capitale.
Conferenze stampa, interviste… Soprattutto dal post partita di Roma-Juventus, le voci su un suo possibile addio ai giallorossi (anche da dirigente) si sono fatte sempre più insistenti.
E se, da un lato, le sue dichiarazioni al Messaggero avevano un po’ calmato la situazione, dall’altro la conferenza stampa di oggi ha delineato, ancora una volta, un quadro in cui il tecnico di Testaccio non sembra più coinvolto nel progetto come mesi fa.
“Roma non è stata fatta in una notte. Noi stiamo facendo il massimo per avvicinarsi e vedere dove possiamo arrivare. Poi starà alla proprietà e al nuovo allenatore mettere mano per arrivare a quello che è il sogno del presidente“. E ancora (sul mercato di gennaio): “Credo che abbiamo fatto buonissime scelte, sapendo delle restrizioni dell’Uefa. Poi tutto è migliorabile e starà al nuovo allenatore decidere (…).
Da dove nasce questo bisogno di rimarcare più volte che le scelte future non dipenderanno da lui? Sì, è normale immaginare l’importanza che avranno sia il nuovo tecnico che l’autorità dei Friedkin. Ma c’è un dato di fatto: Claudio Ranieri, da depositario della Roma e della sua gente, sembra quasi si stia staccando sempre più da un contesto in cui, solo pochi mesi fa, era un assoluto protagonista.
I dubbi sono più che leciti. Anche se, alla vigilia di una partita decisiva come il derby di questa domenica, è un peccato doversi concentrare nuovamente sull’incidenza delle questioni extra-campo. In quella che è una spiacevole abitudini delle ultime stagioni. La gestione approssimativa dell’attuale dirigenza, ha fatto sì che le partite e il lato prettamente sportivo siano quasi diventati uno ‘spin-off’; un’ appendice insignificante al caos di Trigoria. I risultati (Europa a parte) si sono visti tutti.
Nell’intervista a Stefano Carina (intervenuto in diretta anche sulla nostra radio), il mister ha chiaramente espresso il desiderio di voler restare. Questo chiaro, a patto che la sua voce sia ascoltata. Se ciò non dovesse accadere, si tratterebbe dell’ennesimo errore miope e macroscopico di una proprietà che, nell’ultimo anno, non ne ha più indovinata una.