Uno, nessuno e centomila Totti

A volte per ritrovare quel “minimo sindacale” di originalità per affrontare in modo sensato una questione sulla quale sembra che tutti – noi compresi – abbiano già detto tutto, bisogna sforzarsi di capovolgere il punto di vista consueto. Non è una deduzione nostra eh, lo scrisse esattamente centoundici anni fa Luigi Pirandello nel suo saggio intitolato ”L’umorismo”. Anche se non poteva sapere nulla delle trasferte londinesi della Roma pallottiana, ancora una volta senza Totti al seguito. 

Non è la prima volta che affrontiamo questo tema, ossia il ruolo che Totti dovrebbe avere, e prima ancora rivendicare (secondo il nostro punto di vista), nella Roma che verrà. Però, giunti a questo punto, non possiamo continuare a ribadire in maniera sterile gli stessi concetti di sempre, che coincidono con le nostre convinzioni: Totti è il massimo simbolo romanista vivente, va rispettato e preservato, nel mondo è più celebre della stessa Roma e via dicendo. Non possiamo perché sarebbe sterile continuare a ripetere le medesime tesi (che dentro di noi solo sterremo sempre) mentre lui continua a tacere, senza sollevare la questione del suo ruolo e dei suoi (eventuali) compiti. Paradossalmente, l’ha sollevata De Rossi per lui, durante l’ultima conferenza da giocatore della Roma, dicendo: – Mi auguro che Francesco abbia più potere -.

Ecco, allora, perché ci torna utile Pirandello con il suo saggio sull’umorismo, anche se lo scrittore siciliano utilizzò l’immagine di una vecchia signora (la Juventus non c’entrava nulla) per farci capire che, a volte, dobbiamo sforzarci di ragionare secondo uno schema contrario a quello che usiamo di solito.
Dovremmo perciò iniziare a chiederci: se fosse comunque contento di far parte della società e di fungere da parafulmine in alcuni casi? Se gli bastasse essere rimasto nella Roma, come da accordi stipulati precedentemente all’avvento di Pallotta, col suo stipendio e la sua rappresentatività da icona, pur senza che nessuno gli abbia ancora cucito addosso un ruolo realmente operativo? Perché finché non dirà chiaramente cosa non gli sta più bene e che tipo di compiti vorrà farsi affidare, nessuno potrà arrogarsi il diritto di farlo in sua vece. 

Noi al massimo possiamo ricordare che per Pirandello l’umorismo non doveva necessariamente far ridere, ma serviva a far riflettere. A volte, generando amarezza, quella che chi scrive prova vedendo Francesco Totti relegato a fungere da figurina di lusso. Ma è solo il nostro punto di vista, ripetiamo, che non rileva alcunché. Perché, sempre per citare Pirandello ma in un’altra sua opera, Totti nella Roma può essere centomila cose; per ciò che rappresenta sarà sempre “uno” in quanto unico; al momento si ha l’impressione che in società sia considerato un signor nessuno.

Paolo Marcacci


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