Il solito circo delle parole

Si chiude il giro delle cosiddette grandi. Tocca alla Juventus ma queste prime ore di nuovo football scivolano via tra promesse e mezze verità. Il repertorio di titoli, sui vari fogli, è scontato. Promettono tutti di migliorare l’ultima stagione, ci mancherebbe altro, visto il giro di denari che sta annebbiando la vista e ubriacando i bilanci.

Conte si è presentato con un tono così moscio che sembrava il giorno in cui abbandonò la Juventus. Di contro, Ancelotti più biondo di Wanda Nara, è sembrato già caricato come una pizza rinforzata doppia mozzarella. Giampaolo al contrario di Conte non vuole testa bassa e pedalare ma testa alta e “giochiamo a calcio”, che mi sembrerebbe una frase dinanzi alla quale La Palice e Catalano sono due dilettanti allo sbaraglio. Idem come sopra per Fonseca che reduce dalle zorrate in Spagna deve capire che la Roma è stanca di balli in maschera.

Viene da ridere a leggere che Conte abbia isolato l’Inter a Lugano, come si trattasse di un conto svizzero. Palizzate, teli di copertura, poliziotti in tenuta da sbarco e sommossa, vietato vedere, vietato ascoltare, vietato scoprire la nuova Inter contiana che già prepara la tattica al primo giorni di scuola. Sarebbe stato bello, invece, sbirciare le facce di Nainggolan e Icardi quando Conte ha spiegato loro ragioni del loro licenziamento in tronco.

Si viaggia nelle speranze e nei sogni di tifosi e dirigenti, si naviga su panfili ultramilionari ma, in alcuni casi, con il personale a bordo che non riceve salario ma tanto finché la barca va, lasciala andare. Molta curiosità per la prima volta di Sarri in tuta bianconera. Ne vedremo delle brute.

Tony Damascelli