Una campagna pro vita ha fatto recentemente discutere per la sua ferma posizione contro l’utero in affitto: il manifesto della discordia rappresenta dei bambini contenuti in dei barattoli in vendita con tanto di codici a barre.
La campagna rappresenta una rigida opposizione alla pratica dell’utero in affitto, o “maternità surrogata”, come pudicamente tenta di rinominarla la lingua mercatistica, che invece la promuove.
La pratica dell’utero in affitto rappresenta l’apoteosi del capitale, per due motivi
1) E’ la realizzazione dell’alienazione della natura umana, da sempre cavallo di battaglia del capitalismo. La donna è ridotta a magazzino aziendale, il figlio a mero prodotto di quest’ultima.
2) E’ un illusione di libertà in favore del classismo. Probabilmente molte donne finanziariamente più deboli saranno costrette (e non libere) a vendere il proprio utero per arrivare a fine mese.
Con l’utero in affitto trionfa l’abominio della società ridotta ad una forma di merce.
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