Il lupo perde il pelo ma non il vizio

Non riesco francamente a comprendere come mai oggi la sinistra italiana si stracci le vesti dinanzi ai presunti finanziamenti russi alla Lega, ritenendo che soltanto l’idea di poter percepire fondi esterni da Paesi stranieri vada oltre ogni moralità e legalità.

Vale forse la pena di ricordare che il Partito Comunista Italiano per decenni ha percepito in maniera sistematica, costante e strutturata finanziamenti (non presunti come nel caso odierno, ma reali) dalla ex Unione Sovietica, un Paese nemico.

Erano i tempi della guerra fredda.

Debbo dire che tale ricorrente provvista non destava allora particolare interesse e comunque, non costituiva motivo di accesa acrimonia tra gli avversari politici, che al contrario chiudevano gli occhi.

Il generale silenzio, dinanzi alle reiterate provvidenze del Cremlino, offriva quasi una legittimazione alla generosa provvista.

Tutti sapevano, ma nessuno parlava. E soprattutto nessuno indagava.

Tangentopoli rappresentò un rigurgito improvviso della magistratura che sino ad allora, in ossequio alla regola aurea del silenzio, era rimasta inerte, dando l’impressione quindi, che il sistema di approvvigionamento in voga tra i partiti fosse assistito dal crisma della liceità.

Nel 1992 la Magistratura sconvolse la consuetudine ed iniziò ad applicare la normativa penale alla lettera, senza preavviso. Una svolta radicale. Che piegò in due i grandi partiti, abituati a guidare una macchina con il motore ben oliato.

Quei motori potenti che sostenevano dispendiose strutture distribuite capillarmente su tutto il territorio nazionale, privati improvvisamente dell’olio necessario alla fluidificazione del sistema, si incepparono e fermarono la loro corsa per sempre.

Una magistratura schizofrenica che, come un vulcano per decenni inattivo, si riaccese senza alcun segno premonitore.

La guerra al cosiddetto finanziamento illecito al partito fu un guerra lampo. Una inversione di marcia repentina ed inaspettata, che travolse per sempre partiti storici, i quali, dopo il crollo del muro di Berlino, pensarono, ahi loro, di aver definitivamente sconfitto il pericolo comunista, ed abbassarono la guardia finendo per compiere un errore fatale.

Il crollo di quel muro innescò un effetto domino. Crollò Sansone con tutti i Filistei.

Ora mi chiedo, se Craxi fu condannato per finanziamento illecito al partito perché in quanto segretario dello stesso non poteva non sapere, allora Berlinguer che era stato segretario di lungo corso del Partito Comunista al tempo dei finanziamenti russi, anch’egli non poteva non sapere, con l’aggravante di un approvvigionamento proveniente da una potenza straniera nemica?

Il padre della questione morale era di fatto figlio di una profonda ipocrisia?

Berlinguer quindi, era più corrotto di Craxi o sul punto del finanziamento al partito ne era perlomeno pari?

O era un sistema organizzativo, che con mille difetti che nel silenzio collettivo e condiviso da tutti gli apparati dello stato, funzionava, offriva a tutti un posto di lavoro, una istruzione, un’assistenza sanitaria ed una struttura presente sul territorio in cui veniva allevata e formata una classe dirigente politica che, a prescindere dalla casacca, attraverso la gavetta costruiva i nuovi politici, discutibili per alcuni versi, ma comunque, non improvvisati, quasi mai impreparati, ancor meno inesperti e comunque sempre vicini alla gente nei diversi territori.

Ed i risultati della nostra economia, della nostra ricerca e della nostra previdenza erano eloquenti.

Il Paese, con tutte le sue difficoltà, cresceva.

Occorreva migliorare il sistema con intelligenza, agendo chirurgicamente sulle criticità e non passare l’acido muriatico su tutto.

I risultati di quell’azione sono stati devastanti. Di recente si sono ricordate le parole di un artefice dell’epoca che nel massimo rispetto mi sento di tradurre da: “Resistere, Resistere, Resistere” in “Distruggere, Distruggere, Distruggere”.

Cito soltanto un particolare. Poco prima dell’epoca della grande distruzione che poi ha dato avvio all’epoca della grande svendita del patrimonio di stato, il Gruppo Ferruzzi, l’agricoltura e la chimica di casa, dava lavoro a 53.000 persone.

Sapete quanti ne erano rimasti di quei posti di lavoro di quella solidissima azienda dell’economia reale italiana.

Quasi nulla.

Era il secondo gruppo privato italiano.

Stessa sorte tocco ad oltre un milione di posti di lavoro dilaniati da un numero di processi che transitarono improvvisamente da qualche unità a diecimila soltanto a Milano.

Creparono l’economia italiana per sempre. Ne dispersero la filosofia. Logorarono per sempre l’immagine di un popolo. Cercarono con la repressione di placare ogni dissenso.

Ad un popolo laborioso, pieno di inventiva e generoso, affibbiarono il marchio della corruzione e, nei giorni di poi, quello del razzismo.

Il popolo si sarebbe dovuto contorcere tra i sensi di colpa. Soltanto così avrebbe potuto accettare la procurata devastazione del proprio patrimonio sociale culturale ed economico. Una sorta di espiazione di massa.

Ricordo ancora quando nel 2006 dinanzi ad episodi disdicevoli del calcio italiano piuttosto che agire con risolutezza e rigore nei confronti di coloro che avevano infranto le norme, si utilizzò “il sistema dell’acido muriatico”.

Si parlò di Calciopoli, di un sistema interamente corrotto.

Ma gli azzurri, simbolo della corruzione nazionale, erano già partiti per la Germania.

La macchina del fango si mise in moto immediatamente per fiaccarli nelle gambe, ma quella squadra era forte e non corrotta. Era forte e basta. E vinse in maniera limpida prima ancora che l’acido muriatico la devastasse. Fu l’ultima volta. Oggi, dopo la cura da cavallo, non riusciamo neanche a qualificarci ai mondiali figuriamoci a vincerli.

Il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Troppo facile distruggere l’avversario politico attribuendogli l’etichetta del corrotto e del razzista, piuttosto che contrastarlo sul piano delle idee. E come dagli torto la pratica dell’acido muriatico è così collaudata, così efficace che è impossibile resistervi.

Oggi “resistere resistere resistere” lo dico io ai cinici, speculatori, arrivisti, menzogneri e venduti pronti ad utilizzare l’acido muriatico contro i non allineati.

Chi erano i corrotti Craxi, Berlinguer o De Gasperi che pur prendeva i soldi dagli americani o quelli che in un battibaleno hanno distrutto la politica, le istituzioni, l’economia del popolo italiano?

Per colpire qualche cialtrone si è creato il deserto e distrutta la dignità di un popolo.

Ma l’obiettivo era colpire il cialtrone o distruggere l’Italia e renderla schiava dei nuovi predatori?

Enrico Michetti


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