Eurnova, la società di Luca Parnasi che dovrebbe costruire lo stadio di Tor di Valle, è senza una guida di management. L’intero CdA si è dimesso in blocco.
La missione dei nuovi manager era dura: provare a tenere in vita un progetto che era abbastanza difficile da portare avanti. Pallotta aveva fatto capire di voler comprare i terreni di Parnasi. Il 16 febbraio scorso una delegazione di Eurnova era volata negli Stati Uniti per buttare giù il contratto ed era tornata con un accordo di massima. Quella stretta di mano prevedeva la vendita del pacchetto di Tor di Valle a 105 milioni di euro, con un acconto di 9 milioni in questa prima fase, una sorta di caparra aspettando poi le mosse del Campidoglio. Queste le condizioni che Eurnova aveva trattato. Quanto accaduto nel frattempo, tra cui gli arresti, ha rallentato l’iter di approvazione del Comune. Anche Pallotta poi ha messo un freno: non ha dato quella caparra di 9 milioni. Arriviamo a oggi: l’intero CdA di Eurnova si è dimesso. Possiamo leggerla sul fatto che il Presidente Pallotta non creda più in questa via?
Ecco cosa ne pensano le nostre Teste di Calcio.
Alessandro Vocalelli – E’ difficile dire qualcosa perché siamo su una situazione molto tecnica. Appunto si pensava che dovesse intervenire Pallotta, però non è successo. Non so se questo è strategico o è sintomo del fatto che non ci creda più. Però certo non è un punto che testimonia la volontà di portare avanti l’iter. Dieci giorni fa, non dieci mesi fa, Parnasi insieme ad altre undici persone è stato rinviato a processo, per cui è chiaramente una situazione molto complicata.
Luigi Ferrajolo – Io non conosco a fondo la vicenda ma mi sembra chiara una cosa: Pallotta avrebbe comprato se avesse avuto, non dico la certezza ma quasi, che il Comune approvava e si faceva lo stadio. Poiché in queste settimane, mesi, questo orizzonte si è allontanato e non certo avvicinato, è chiaro che non compra più. Che fai compri un terreno e poi non ci puoi fare niente? Ci fai un laghetto? Secondo me non è una cosa tattica è la dimostrazione che c’è una situazione di totale incertezza se non addirittura di negatività che ha portato Pallotta ad essere molto cauto e a non comprare nulla.
Furio Focolari – Quello che ho letto, su la Repubblica, la Stampa di Torino, è che con questa situazione si dice praticamente e definitivamente addio allo stadio. Certi giornali non romani sono categorici. Perché Eurnova, con queste dimissioni in blocco, non esiste praticamente più. Non potevano andare avanti perché non hanno una lira in cassa e quindi non c’è più l’interesse da parte di Pallotta a comprare dei terreni, come diceva Luigi, con cui poi che ci fa? La convinzione di Pallotta è che si vada verso una rinuncia definitiva allo Stadio. Però c’è un problema tecnico, sempre da quello che ho letto: se Pallotta si tira indietro non c’è più neanche la possibilità di fare la famosa causa al Comune per chiedere i danni. E’ questa la novità. Ma onestamente, come si può portare avanti ancora questo progetto? Dodici a processo; il Movimento 5 Stelle politicamente non vuole più fare lo stadio; si rimbalzano dalla Raggi a Zingaretti, dalla Lombardi alla Grancio. Non c’è più la volontà e mi sembra che con questa mossa non ci sia più neanche la volontà di Pallotta, il quale peraltro è possibile che abbia deciso con i suoi collaboratori a Roma di puntare su un’altra area. Secondo me è questa la cosa: si vuole puntare su Fiumicino.
Stefano Carina – Fiumicino? Chi si prende la responsabilità di mettere una firma? E’ questo il nodo della situazione. E mi sembra che anche da parte del Movimento 5 Stelle lo abbiano fatto capire.
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