E’ ufficiale: il calcio argentino è definitivamente fuori moda.
Fuori dai progetti delle principali case produttrici di calcio, che negli anni passati tanto hanno decantato il Tiki Taka, l’esasperazione della tecnica e più in generale il marchio di fabbrica latino come unico progetto possibile di calcio.
Sono ormai lontani i tempi in cui giocatori come Di Maria, Agüero, o lo stesso Gonzalo Higuain, esempio più noto in A, erano contesi dai principali club d’élite europei.
Non che siano scomparsi dai radar, né che abbiano dimenticato come giocare calcio, dal momento che lo farebbero come titolari in qualsiasi squadra del pianeta.
Ciò che è cambiato nella loro carriera è che per loro è arrivato di nuovo il momento di dimostrare qualcosa, come se gli fosse richiesta una sorta di seconda giovinezza (che magari arriverà, ce lo auspichiamo).
A stupire ancor di più in questo momento in cui il marchio di fabbrica latino-americano è fuori dai radar delle più grandi corazzate europee è però un caso ancor più eclatante.
Già, perché a differenza dei primi Paulo Dybala e Mauro Icardi sono ancora nella prima giovinezza, in un periodo della carriera abbastanza maturo da non permettere sorprese o cali di tensione, ma troppo acerbo per le pause di riflessione.
“In Italia si perdona tutto, tranne l’avere successo”
Il primo, Dybala, al quale paradossalmente viene rimproverato il fatto di non essere sbocciato, insieme alla mancata incisività al momento giusto: quella che magari consentirebbe di salire sul tetto d’Europa una volta per tutte.
Curioso, visto che l’argentino lo è stato in ben più occasioni, due delle quali eclatanti (contro Tottenham e Barcellona), mentre non si è fatto vedere nel momento della verità come accaduto per Chiellini, per Higuain, per Buffon: insomma, per dei veterani, che però non hanno su di sé il fardello delle aspettative o dei paragoni scomodi.
La colpa, quando si fallisce, è sempre di chi ha più aspettative su di sé.
Lo dimostra il fatto che è di Dybala la firma del gol scudetto all’Olimpico, quando la Lazio ha dato filo da torcere a Pjanic & Co fino a costringere la Joya a tirar fuori il Jolly al novantesimo.
Così come qualche mese prima contro il Chievo, contro il Milan, o, andando ancora indietro, nella prima da titolare contro la Roma: nel tabellino della sconfitta solo un nome: Paulo Dybala.
Le aspettative di un tifoso non fanno necessariamente un buon calciatore: vale anche per Mauro Icardi, che forse ha deluso più fuori dal campo che dentro.
E’ altrettanto curiosa in tal caso la fissazione di Conte e Marotta per Romelu Lukaku, che, tanto per citare qualche numero, nella passata stagione ha realizzato due gol in meno di Icardi, giocando mezz’ora in più.
E’ chiaro il fatto che le questioni esterne al campo da gioco possono influire sulla politica di una squadra di calcio, soprattutto in società di un certo calibro.
Icardi e Dybala: possibili scenari
Queste decisioni non devono però arrivare a fare il male della squadra.
Se sarebbe un male per l’Inter perdere Icardi in questa sessione lo si saprà in seguito, ciò che si sa è che c’è l’ipotesi che resti per partire a zero l’anno seguente.
Quale miglior occasione per dimostrare che l’agonismo e la passione argentina non sono ancora fuori moda.
Il destino (e il calciomercato) sembra poter riservare a entrambi, Icardi e Dybala, questa occasione: ballare ancora il tango nelle rispettive squadre, a causa di un valzer di attaccanti che non si farà. Non oltralpe.
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