Zaniolo, la morale e i moralismi

Cominciamo da ciò che deve essere considerato fuori discussione: ha sbagliato, senza se senza ma. Bando a sofismi e interpretazioni ridicole: Nicolò Zaniolo avrebbe subito dovuto far presente all’arbitro Maresca di aver toccato il pallone con la mano.

Il fatto che quella contro i baschi allenati da Garritano fosse un’amichevole, costituisce peraltro un’aggravante, in un certo senso: pur senza la posta in palio di punti o trofei, la furbata deve essere parsa indispensabile al giovane giocatore della Roma. Mettiamoci anche che la formula con cui si è scusato attraverso il suo profilo Instagram è la classica toppa che è peggio del buco, con l’ammissione tardiva e le scuse consuete e rituali.

Al pubblico romanista in particolare, non è mai piaciuto che un proprio giocatore si “macchiasse” di un comportamento più o meno scorretto: per qualcuno è una connotazione di orgogliosa diversità, per altri uno degli aspetti più peculiari dell’essere tifosi giallorossi.

Detto questo, nei suoi confronti basta la riprovazione morale

ossia lo sdegno verso una scorrettezza, un comportamento disdicevole. Ciò di cui non si avverte affatto il bisogno è il moralismo, ossia quello che tutti sono capaci di esternare (soprattutto quelli che sono sempre indulgenti nei confronti della morale propria), riempiendosene la bocca.

Quindi che il comportamento scorretto di Zaniolo serva di “lezione” a tutti quei ragazzini che nei calciatori vedono modelli di riferimento anche fuori dal campo; ma non divenga, ora, il paradigma di tutto ciò che di discutibile e furbesco alberga negli ambienti del calcio italiano. Se avete letto i social in queste ore, avrete trovato sicuramente una sfilza di insulti, a volte pesanti, verso il giocatore. Anche dagli stessi tifosi romanisti.

Ben vengano la riprovazione verso un comportamento sbagliato o l’espressione di dissenso quando occorre. Ma non si può misurare il tasso di indignazione a seconda della maglia che un giocatore veste o del grado di simpatia che suscita all’interno della sua stessa tifoseria. Questo è inaccettabile, quasi quanto la mancata segnalazione di Zaniolo.

Paolo Marcacci


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