Nuovo capitolo della storia di Diego Armando Maradona: da quest’anno sarà il tecnico del Gimnasia La Plata, ultima nella classifica del campionato argentino, ma desiderosa di ripresa. Oltre 30 mila persone ad accoglierlo: uno stadio pieno che neanche il più importante dei derby o delle partite di campionato.
L’immagine che si presenta agli occhi di tutto il mondo è quella di un mito del pallone commosso e ancora oggi amato e acclamato. La palla, però, quel mito la stringe tra le mani anziché averla fra le gambe…
I commenti delle nostre Teste di Calcio
Roberto Pruzzo – E’ il numero uno. Maradona è il numero uno. Io non lo so che storia di allenatore abbia, però ragazzi… con lui si muovono le piazze. Mi sembra che smuova tutto! Poi magari dopo una settimana se ne vanno tutti, però è un personaggio… sotto questo aspetto è il numero uno.
Roberto Renga – E’ incredibile. Una statua… è stupendo. Ormai è così grasso che non ce la fa nemmeno a camminare. Si appoggiava ai compagni, ai giocatori… Un’immagine bella, ma triste. Bella pensando che ancora il suo mito rimanga intatto nonostante tutto. Perché la gente lo adora. Io lo adoravo quando giocava, quando era ragazzo, perché veramente con noi giornalisti è stato uno dei professionisti più esemplari che io abbia mai conosciuto. Anche con i compagni di squadra. Ma quando uno è così bravo è difficile che possa essere un buon allenatore.
L’ultima volta l’ho visto a Buenos Aires, quando stava soffrendo. Era quasi irriconoscibile, ma fu gentile anche in quell’occasione. Di una gentilezza unica: lui scappava da tutti i giornalisti argentini e si piazzava là con me. Ci eravamo conosciuti ai tempi di Napoli. Ho un debole… un debolissimo per lui. Vederlo così mi rattrista molto.
Furio Focolari – Purtroppo trema, non sta bene. Io non l’ho vista bella bella questa immagine. 30 mila persone, certo… Ma è un’immagine che a me ha fatto tristezza, devo dire la verità. Vedere questo mito, perché è un mito e tutto quello che succede lo dimostra, ridotto fisicamente così male. Non ha neanche 60 anni. Quella roba che prende lo ha distrutto. Non riesce neanche a camminare.
Poi ho visto appunto che gli tremavano le mani… Sì, ci sono 30 mila persone che lo acclamano oggi, ma fra venti giorni probabilmente cambieranno idea. A livello di allenatore lui ha fatto male ovunque. Non ha fatto bene da nessuna parte. Per esempio guardando le immagini dell’accoglienza allo stadio: a lui danno un pallone… lui con quel pallone anche a 60 anni potrebbe fare qualcosa, ma non è in grado! Uno come lui che con una pallina da tennis avrebbe fatto mille palleggi, ha un pallone e non è in grando nemmeno di fare due palleggi, se lo tiene in mano. Questa è una cosa brutta, triste, melanconica.
Franco Melli – Giustamente c’è da essere felici nel vedere come viene considerato. E’ il più grande giocatore di sempre, forse insieme a Pelè, ma vederlo così provoca una stretta al cuore. I 30 mila arrivano e vanno. Lui a 60 anni rimane con tutti i suoi problemi che invece di diminuire crescono continuamente. Pensare ai tempi fulgidi della sua epopea e metterli a confronto con questa situazione francamente fa male.
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