E’ arrivata la prima vera sosta, con la possibilità di fare un piccolo, ma significativo, bilancio. Sette giornate sono poche, pochissime, per tirare le somme di un lavoro, ma – considerando anche l’Europa League – si può provare a fare una radiografia della situazione attuale. La Lazio ha undici punti in classifica: su sette partite, ne ha vinte solo tre, con Sampdoria, Parma e Genoa. Insomma, con avversarie sicuramente e ufficialmente inferiori.
Ha cinque punti di ritardo dall’Atalanta che è considerata, insieme alla Roma, la prima avversaria per un posto in Champions League. Ha gli stessi punti di Cagliari e Fiorentina, che alla vigilia non erano certo accreditate per essere appaiate in classifica ai biancocelesti. In Europa League si è presentata malissimo, perdendo con il Cluj.
Tutto questo all’alba di una stagione a cui si è presentata con il vantaggio indiscutibile, rispetto alla concorrenza, di aver mantenuto intatta l’intelaiatura, di non aver visto nessuna partenza tra i giocatori di spicco, di aver rinforzato la rosa con un giocatore inseguito già dallo scorso anno come Lazzari, di aver potuto lavorare in serenità ad Auronzo mentre tutti andavano su e giù per il mondo a caccia di qualche milione.
Insomma, i presupposti per partire forte c’erano tutti ed invece il primo bilancio è fortemente deficitario e a volerlo riassumere in un voto non può essere che un 4,5.
Un voto fortemente negativo proprio in virtù delle legittime speranze che alimentava (e alimenta ancora) una squadra forte come la Lazio che ha spesso anche incantato col gioco. Voto naturalmente ribaltabile in un prossimo futuro, grazie alle potenzialità della squadra e alle capacità di un tecnico preparato come Inzaghi.
Alessandro Vocalelli
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