E’ accaduto di nuovo, e forse è proprio per questo che il presidente Macron ha preferito non presiedere allo Stade de France, dove ieri sera era presente la titolare del dicastero dello Sport, Roxana Maracineanu, quando Demiral e compagni hanno di nuovo portato la mano alla testa per manifestare il loro appoggio a Erdogan.
Si tratta dell’ennesimo saluto militare dei calciatori della Turchia, gesto che con lo sport ha poco a che fare e che sta infuocando il dibattito politico.
Duro il tweet seguente della Maracineau, che ha chiesto all’Uefa la sanzione per i calciatori turchi dopo l’ennesimo saluto militare, ormai notizia mainstream di questa pausa nazionali.
l’intrigo si è infittito ancor di più sui social nelle scorse ore, meno recente il tweet di Under in proposito, mentre qualche ora fa Claudio Marchisio ha ritwittato il duro commento di Formigli (“Possiamo voltarci dall’altra parte?“), quasi a bacchettare lo Juventino Demiral.
Non è ancora chiaro se l’appello della delegata francese resterà inascoltato, il rebus resta irrisolto: in quanto organo promotore di neutralità la Uefa dovrebbe punire o no i calciatori turchi?
Furio Focolari
Il problema non sono i calciatori. Io ho visto ad esempio un Demiral particolarmente acceso fare il saluto militare, sembrava spiritato, ma comunque i calciatori sono gli ultimi responsabili perché rappresentano una nazione che in questo momento è sotto tirannia. Questo è evidente.
Ricordo che durante il fascismo a Piazza Venezia andavano 500.000 persone, ma non erano 500.000 fascisti: spesso erano costretti ad andare. Io non me la prendo con i calciatori, me la prendo con le istituzioni, perché esiste un regolamento che impone che nello sport non entri la politica e qui c’è la flagranza di reato. E’ una vergogna, c’è un accanimento contro una minoranza etnica che ha grande merito nella sconfitta dell’Isis in quelle zone.
Franco Melli
La politica si è sempre servita dello sport e in particolare del calcio per veicolare il suo messaggio, in questo caso col saluto militare dei calciatori.
Noi andammo ai mondiali di Argentina nel 78′ festosamente, quasi ignorando i massacri che stavano accadendo sotto Videla, massacri che superano anche questi dei turchi contro i curdi. Di fronte a queste atrocità non si può esitare, e non basta semplicemente impedire ai calciatori di fare il saluto militare: bisogna intervenire senza se e senza ma.
La Turchia dovrebbe essere squalificata dall’Uefa e la finale di Champions va spostata da un’altra parte, non va fatta a Istanbul.
Alessandro Vocalelli
E’ molto semplice il discorso, lo sport dovrebbe stare lontano da queste cose e il regolamento prevede addirittura che in campo non ci sia alcun riferimento religioso o politico.
Bisogna non solo chiedersi quando queste atrocità finiranno, ma anche quanto continueranno questo tipo di messaggi ad essere esplicitati nel mondo sportivo.
Giocare la finale di Champions a Istanbul, dove è possibile che tutto questo diventi un veicolo promozionale, fa venire più di un dubbio. Capisco che l’Uefa agisca sempre con molta prudenza ma credo anche che questo sia un problema che richiede provvedimenti.
Andrea Montemurro (Consiglio Nazionale F.I.G.C)
Al momento ancora non è stata presa una posizione ufficiale da parte del Consiglio Federale e del presidente Gravina.
Non è la prima volta che lo sport viene usato per fare propaganda politica.
E’ interessante anche capire che il regime di Erdogan al momento ha una vera e propria squadra gestita dal Ministero dello Sport ed è una squadra di riferimento che nel campionato turco sta facendo molto bene. Detto questo il fatto che lo stesso Erdogan abbia investito oltre 1 miliardo di euro in impianti sportivi e che la Turchia si sia candidata ben 4 volte per ospitare gli europei, venendo superata ultimamente dalla Germania per Euro 2024 spiega la concessione della finale di Champions a Istanbul, al momento. Ad oggi come Consiglio Federale non abbiamo una posizione definita.
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