Quando nacque Lui, i giorni del mondo iniziarono a contarsi, ed il tempo si ordinò tra prima di Lui e dopo di Lui.
Moltiplicava i pani ed i pesci, non per ragioni politiche, ma per alleviare la fame.
Non odiava nessuno, nonostante fosse molto avversato.
Non stilava liste di proscrizione o di persone ostili da defenestrare.
Le sue piazze erano aperte a tutti, sopratutto agli infedeli.
Considerava il proprio nemico un fratello.
Univa gli esseri umani, quindi, non li distingueva e non li divideva, considerandoli tutti figli del Padre.
Non discriminava per sesso, per lingua, per colore della pelle, per censo.
Non conosceva la destra e neanche la sinistra.
Lo definirono rivoluzionario e marxista, al contempo, reazionario e monarchico. Ma rispetto a questi, dinanzi al sopruso, porgeva l’altra guancia piuttosto che sguainare la baionetta.
Forse anche per questo finì in croce. Perdonò comunque tutti, persino i suoi carnefici. Mai una sola goccia di rancore verso di loro.
Sacrificò la sua esistenza terrena per amore del prossimo. E così si congedò per sempre.
L’umanità non lo ha dimenticato. Anzi ha tentato di seguire il suo esempio, debbo dire, spesso con scarso successo.
Oggi le piazze si frequentano a giorni alterni.
Un dì alla destra e l’altro alla sinistra.
Da luogo di unione a luogo di divisione.
Persino il pesce, in piazza, assume un colore politico, chiaramente ad insaputa di quello vero.
Sardine di terra e Sardine di mare.
La gente talvolta non comprende del tutto, ma spera e si affida alla novità, al cambiamento, specie se in maschera, specie se in festa.
Il popolo canta, balla, e si diverte.
Ma Trilussa che di fauna se ne intendeva diceva che:
(…) C’era la Società dei Maiali,
La Società dei Tori,
il Circolo del Basto e della Soma,
La Lega indipendente tra i Somari residenti a Roma,
C’era la Fratellanza dei Gatti soriani,
dei Cani e dei Cavalli senza vetturini,
La Lega fra le Vacche,
Bovi e affini (…)
Alla fine però, gli animali decisero di eleggere un Presidente che curasse i loro interessi.
Ma accadde che:
(…) Un Somarello, che per ambizione
di farsi eleggere si era messo addosso
la pelle d’un leone,
disse: – Bestie elettori, io sono commosso:
La civiltà, la libertà, il progresso…
Ecco il vero programma che ho io,
che poi è lo stesso del popolo! Per cui
Voterete compatti il nome mio. –
Difatti venne eletto proprio lui.
Il Somaro, contento, fece un rajo,
E solo allora il popolo bestione
s’accorse dello sbaglio.
Di aver preso un ciuccio per un leone!
– Miffarolo! Imbroglione! Buvattaro!
– Ho preso possesso (del potere),
– Disse allora il Somaro – e non lo lascio
neanche se morite d’accidente;
Silenzio! e rispettate il Presidente! (…)
Lucio Dalla cantava: “Attenti al Lupo!”
Parafrasando Trilussa.
Più che attenti al Lupo, direi, attenti al Somaro.
Enrico Michetti